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Anno edizione: 2011
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«Credo di essere un uomo felice. Voglio dire: a volte credo di aver trovato la felicità. Non dura più di cinque minuti ma non tarda più di quarantotto ore a ricomparire» Bolano inventa la scrittura pulp prima di quella di Tarantino. Gli ingredienti sono violenza ed ironia, sesso e sangue, rock 'n roll e letteratura d'avanguardia. Un romanzo breve scritto a quattro mani con un racconto in appendice che è un piccolo gioiello. Come sfondo ma anche come co-protagonista della storia, la Barcellona crepuscolare degli anni '80.
Se si esclude il mastodontico “2666” (Adelphi), le opere più riuscite di Bolaño sono quelle edite, in Italia, da Sellerio. “Consigli di un discepolo di Jim Morrison a un fanatico di Joyce” è firmato a quattro mani con lo scrittore catalano Andoni Garcia Porta ed è il primo libro dell'autore scomparso alcuni anni fa. Un debutto tutt’altro che incolore – la prima stesura di Porta fu profondamente modificata da Bolaño – che comprende anche un bel racconto, sempre scritto in collaborazione dai due scrittori, “Diario da bar”, per certi versi – come stile e atmosfere – più vicino alla successiva produzione dell’autore de “I detective selvaggi”. Dietro all’apparenza di una storia alla Tarantino con sangue e sparatorie, specie nella prima parte, c’è il racconto di due giovinezze estreme, le fughe e gli inseguimenti, il sesso e la disperazione, le notti insonni e lo squallore, riflessi di un’esistenza underground, quella dell’autore, tra mille mestieri e piccole stanze in affitto. C’è Barcellona nei primi anni Ottanta, e quindi la Spagna, terza e ultima tappa dopo Cile e Messico del peregrinare di Bolaño, ma è una terra vista con gli occhi di un uomo e di uno scrittore senza patria, o che forse appartiene ad ogni patria. I protagonisti sono il catalano Angel Rios (musicita di poco talento, aspirante scrittore, devoto alla letteratura) e l’esule sudamericana Ana Rios Ricardi, spiriti scapestrati e a loro modo felici. Il finale mette in scena un esilio parigino e regala brividi fino alle ultime righe, già in stile Bolaño.
"Consigli di un discepolo di Jim Morrison a un fanatico di Joyce" è un ottimo libro "on the road", un susseguirsi ininterrotto di vicende, criminali e non. Il tutto condito con momenti di "metascrittura" (il protagonista è a sua volta un autore di un libro cui protagonista è un estimatore di Joyce) e di,seppur più rari, momenti di riflessione. Un'ottima lettura.
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