L’articolo è stato aggiunto alla lista dei desideri
Cliccando su “Conferma” dichiari che il contenuto da te inserito è conforme alle Condizioni Generali d’Uso del Sito ed alle Linee Guida sui Contenuti Vietati. Puoi rileggere e modificare e successivamente confermare il tuo contenuto. Tra poche ore lo troverai online (in caso contrario verifica la conformità del contenuto alle policy del Sito).
Grazie per la tua recensione!
Tra poche ore la vedrai online (in caso contrario verifica la conformità del testo alle nostre linee guida). Dopo la pubblicazione per te +4 punti
Tutti i formati ed edizioni
Promo attive (0)
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
“[…] Guarda il cielo e interroga la luna con le parole dei poeti antichi.” È notte da alcune ore, il silenzio diventa protagonista di una sera simile alle precedenti. Un pastore continua il suo passo, è solo e, come ogni notte, la sua fantasia viene stimolata dalla quiete della natura. I passi sono lenti, giochi di luce ed ombre creati dalla Luna confortano il pastore ormai stanco. Un sasso. Si siede e guarda l’immensità del cielo in cerca di una risposta sull’essere umano, sulla sua creazione. Scorge la Luna ed inizia la sua lunga interrogazione sulla poesia. “Cielo” è una raccolta che racconta in poesia la straordinaria bellezza della vita infinita, il cielo diventa così metafora dell’oltre morte, della vita ultraterrena. La prima traccia tematica presente la si può riscontrare sin dalla prima lirica presente nella raccolta: “Il giorno di domenica” nella quale l’autore, Rosario Tomarchio, esorta il lettore al rallegrarsi per il giorno festivo, di controparte la pagina seguente ci ricorda l’amaro del ricordo per una persona perduta, della tristezza che invade l’animo per il ricordo pressante e l’attesa della morte liberatrice. “L’uomo che ha vissuto mille anni ha visto le rovine di questo mondo, le tori cadere l’una sull’altra, bandiere innalzarsi e scendere, uomini cadere sotto il fausto destino. […]” L’Io Poetico enuncia ed interpella gli Astri, ripercorre il passato antico alla scoperta delle cause dell’impoverimento della cultura umana, una melanconia moderna che guarda indietro in cerca di risposte. Una lontananza che potrebbe essere paragonata alla distanza fra l’uomo ed il cielo. L’essere umano è avvolto dalla pesantezza di un trascorso antico, dalla necessità di aver consapevolezza, conoscenza, ed allo stesso tempo ha la pretesa di futuro e di innovazione. Una dicotomia folle caratterizzata dalle semplici parole ed emozioni delle seguenti liriche. “Cielo” è un appassionato canto all’aldilà, alle sue forme, alle sue anime. La passione evocativa si delinea schietta e caparbia. L’esortazione alla divinità è pacificatrice anche quando l’Io diventa straniero in altre terre, l’amor di pace resta l’unica consolazione per la condizione dell’uomo che si interroga sull’infinito, sulla sua condizione di essere finito in un mondo che celebra l’interminabile. “Straniero, mi ritrovo in questa terra benedetta da un Dio e da tanti Credi. E se un giorno e se non andrò sempre fuggendo, qui troverò riposo e il mio nome su una pietra.”
Recensioni
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
L'articolo è stato aggiunto al carrello
L’articolo è stato aggiunto alla lista dei desideri
Siamo spiacenti si è verificato un errore imprevisto, la preghiamo di riprovare.
Verrai avvisato via email sulle novità di Nome Autore