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Anno edizione: 2019
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Le ipotesi su come potrebbe essere il cosiddetto “dopo”, cioè l’esistenza eterna post-mortem è stata oggetto di numerose opere, anche cinematografiche (famoso è il film Il paradiso può attendere uscito nelle sale nel 1978 per la regia di Buck Henry e Warren Beatty, quest’ultimo anche protagonista, omaggiato di premi Oscar e di riconoscimenti Saturn Awards). Raramente si tratta di lavori drammatici, anzi, probabilmente per esorcizzare quel gran passo, sovente sono intrisi di umorismo, mai spiccio o triviale, anzi più incline a una moderata e quasi sempre raffinata vis comica. Non fa eccezione a questa impostazione l’ultimo romanzo di Salvo Zappulla, a cui non manca certo l’ironia, sovente accompagnata dalla satira, e che ho già avuto occasione di apprezzare con I ladri di sogni, Kafka e il mistero del processo e ancor più in Viaggio con Dante all’inferno. Nell’autore siciliano, a cui non fa difetto di certo la creatività, vi è tuttavia uno scopo comune nella realizzazione della sua produzione, vale a dire dissacrare, beninteso non con l’intento di porre in cattiva luce consuetudini, credenze e comunque aspetti sociali, bensì per indicare ciò che sembra stonato, fuori luogo, o comunque estraneo alla logica. Peraltro, il suo non è un atteggiamento puramente distruttivo, anzi il porre in risalto le storture ha come scopo quello di porvi rimedio. Nella vicenda del ragionier Morelli che, appena diventato ragioniere capo del Comune di Milano, viene improvvisamente a mancare prima del tempo per un banale errore del computer celeste si innestano situazioni concrete e reali, quali il dolore dei parenti, le visite di condoglianza, tutte viste dal morto, che è in un limbo in base al quale, non essendosi l’anima ancora staccata dal corpo, questo è a tutti gli effetti privo di vita, come se però fosse stato ibernato. Tutte le opere di Zappulla, e anche questa, hanno la parvenza di una favola, non per bimbi, ma per adulti, anche se una loro esatta collocazione le vedrebbe rientrare nella categoria assai variegata del fantasy. Favole, o meglio quasi favole dunque, perché l’autore resta ben ancorato alla terra con un angelo custode che invece vorrebbe diventare mortale, ma soprattutto disporre di quegli attributi fisici indispensabili per amare una bella ragazza di cui si è invaghito. Del resto la vicenda del ragionier Morelli, morto, ma non morto, rappresenta il pretesto per ironizzare sui tanti vizi e le poche virtù degli uomini; al riguardo, basti pensare al riccone, che in fila per entrare in paradiso, cerca di corrompere San Pietro per varcare il cancello, o ai dialoghi fra lo stesso ragionier Morelli e il suo angelo custode, venati da un sottile e gradevole sarcasmo, senza mai cadere nel blasfemo. Non intendo dilungarmi troppo perché correrei il rischio di anticipare situazioni che dovrebbero risultare di particolare gradimento, con delle battute che strappano più di un sorriso, anzi anche delle risate. A proposito, faceva ridere anche Charlot, ma faceva anche piangere con la sua umanità contrapposta alle ferree logiche della società, e non è da meno Zappulla; senza far scendere lacrime fa sì che il nostro sorriso o la nostra risata siano accompagnati da una vena di amarezza per la vita di ogni giorno, asettica, pregna di indifferenza, in pratica disumana. Del resto il mondo che ci viene mostrato è un’estremizzazione dell’attuale, ma non campata in aria, perché andando avanti di questo passo, con lo sfruttamento insensato delle ricchezze del pianeta e con l’inquinamento crescente che tanto contribuisce a creare fenomeni climatici disastrosi ormai non manca molto che arriviamo a mettere fine alla nostra specie. Tuttavia, un po’ per sua natura, un po’ perché auspica che l’essere umano possa finalmente correggersi, l’autore chiude il romanzo con una speranza, a cui mi appiglio pure io, sebbene consapevole che il domani non potrà che essere peggiore di oggi. In ogni caso il mio consiglio è di lasciarvi permeare dalla vicenda narrata, che potrebbe benissimo essere la base per la sceneggiatura di un film che solo per evitare omonimie non intitolerei Il paradiso può attendere, ma considerata la trama e l’imperfezione di ciò che dovrebbe essere perfetto, vedrei bene come Nessuno, nemmeno Lui, è perfetto. Da leggere, senza dubbio.
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