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È da poco che Sebastiano Vassalli ci ha lasciato, proprio nell’anno in cui risultava candidato al Nobel per la letteratura, premio di cui era sicuramente meritevole, per quella sua scrittura fluida capace, con straordinaria leggerezza, ma anche con grande efficacia, di mostrarci le storture della società, le incongruenze di un mondo che cerca la felicità al di fuori di quello che è l’uomo, in una costante mortificazione dei sensi che porta invece a una continua e sempre più grave scontentezza. E così anche Comprare il sole rientra in questa tematica, questa volta però svolta sotto forma di favola, una favola impietosa, senza lieto fine, corrosiva nel suo significato, soprattutto se chi legge ogni tanto fa una pausa per una riflessione sulla sua esistenza e sulla società di cui è parte, la società dei consumi, in funzione della quale è continua la ricerca del denaro per acquistare sempre nuovi oggetti, sovente del tutto inutili, ma che dovrebbero assicurare quella felicità a cui si tende e che invece di avvicinarsi, si allontana sempre di più. La vicenda di Nadia Motta, ragazza senza arte né parte, con madre femminista e due amanti (uno babbeo e uno intelligente), è emblematica di questa situazione; come tanti esseri umani vive senza un ideale e l’unica cosa che conta è il denaro per acquistare tutto ciò che si desidera; per un colpo di fortuna vince la stratosferica somma di 21.600.000 Euro al super-lotto e invece di aprirsi un nuovo periodo di apparente felicità prende avvio un autentico calvario. Come non far sapere agli altri della vincita, come incassare la somma in tutta sicurezza, come sfuggire al fisco e ad eventuali malintenzionati, come investire, restando anonimi, questa ricchezza, sono tutti quesiti che frullano immediatamente nella testa di Nadia e che la assillano in una crescente tensione. La felicità del primo momento, alla notizia della vincita, diventa un lontano ricordo, cacciata da tante preoccupazioni, non ultima quella di essere consapevoli di vivere in un mondo in cui tutto è regolato dal denaro e poiché si vive in funzione di esso fa gola a molti e così non pochi cercano di accaparrarlo anche con metodi illeciti. Nadia Motta così precipita in breve dal paradiso all’inferno, ma non aggiungo altro, perché lascio al lettore il piacere di lasciarsi avvincere dalla trama, dalla scrittura semplice e immediata, e infine a fare le dovute riflessioni stimolate da questo romanzo che, se non è uno dei capolavori dell’autore, è pur sempre di eccellente livello e quindi più che meritevole di attenzione.
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