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Tutti gli oggetti che intendeva portare, esule, via da Leningrado. Ogni oggetto, un ricordo. «Ma davvero e tutto qui?». Leggendo Dovlatov viene in mente Cechov.
Oggi vorrei parlarvi de "La valigia" di Sergej Dovlatov, edito da Sellerio. Avete deciso di abbandonare il vostro amatissimo paese perché siete considerati dei dissidenti e il governo non vi lascia più fare liberamente ciò che più amate. Ottimo. Ci si mette in mezzo anche la burocrazia che vi consente di portare soltanto tre valigie con voi, con tutta la vostra vita dentro. Perfetto. Alla fine Davlat di valigia ne sceglierà soltanto una, pure rotta, tenuta insieme dal filo per stendere il bucato. Tutti gli oggetti che lui porterà con sé diventeranno dei racconti carichi di ricordi e nostalgia, degli squarci di vita russa e dei quadri ironici e dissacranti sulle debolezze, sui paradossi della vita umana. È un'autobiografia questa di Sergej Dovlatov che fu uno scrittore, un giornalista dissidente Russo di origini ebraiche, immigrato in America, sempre in cattivi rapporti con la realtà.
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