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Nel 1954 un certo Hubert S. viene accusato di aver violentato una donna e di diversi altri crimini. L’analisi psichiatrica lo dichiara in grado di intendere e volere. Segue la storia di Hubert S. narrata dallo stesso protagonista. Certamente il tono della narrazione mette in luce il tentativo del protagonista-narratore di giustificare i reati che gli vengono contestati, tuttavia l’interesse del suo racconto risiede altrove. L’esistenza di questo bambino allevato secondo una morale contraddittoria, in un’oscura provincia del nord della Francia, è a suo modo ordinariamente esemplare. Hubert S., fin dall’infanzia, non riesce ad essere "addomesticato", ad ogni punizione familiare e sociale risponde con una sorta di movimento mostra un’immediata capacità di mimetismo, il suo racconto abbonda di "buoni sentimenti" che, per una sorta di avverso destino, vengono contrastati e lo inducono a trasgredire. La storia di Hubert S., curata e visionata da Jean Paul Sartre, anticipa, nella sua cruda oggettività, testi come il celebre Io, Pierre Rivière curato da Michel Foucault, o esperimenti letterari come quelli di William Burroughs.
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