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Una vita di ricordi di Angelo Pulpito 25 luglio 2016 • Condividi Una vita scorre nelle pagine di questo libro. L’autore racconta la sua infanzia sino a giungere alla sua vita attuale. Dal parto difficoltoso della sua nascita ai primi ricordi d’infanzia. “Durante il conflitto si mangiava poco…. c’era fame…” “… la mia mamma … mi accompagnò all’asilo….” Poi le scuole elementari e le esperienze con i diversi maestri, alcune positive, altre molto meno belle e le vacanze trascorse con i nonni materni e soprattutto il rapporto con la madre verso cui l’autore prova un forte legame d’affetto, madre che era molto brava a confezionare cestini di fieno decorandoli con scarlatto rosso”. L’infanzia con i suoi genitori trascorre in fretta e lascia lo spazio a una grande passione, gli impianti elettrici che diverranno l’occupazione preferita dell’autore. “La passione per questo mestiere aumentava, volevo sempre imparare cose nuove”. Dal punto di vista affettivo, invece, una separazione dalla moglie, un incontro con un’altra donna, la perdita di quest’ultima e poi…. e poi…… Rita….. infine la grande passione di radioamatore e le soddisfazioni tratte da questo…. Un libro che racconta la vita di un uomo introverso, timido e molto …. molto sensibile La vita che ho vissuto di Anna Farenga 09 agosto 2016 • Condividi Il protagonista, attraverso gli stadi della vita, racconta di luoghi, sentimenti, emozioni. L’infanzia vissuta nella seconda guerra mondiale è sicuramente quella che ricorda con più’ affetto; la gioventù è ricca di esperienze lavorative in cui prevale l’orgoglio di essersi fatto da solo; nell’età’ adulta comincia ad avere un ruolo importante anche l’amore, tribolato ma nell’ultima parte della vita, anche sereno. Un libro scritto come un racconto orale, con i tempi dei verbi mescolati tra passato e presente, con l’uso della virgola abbastanza singolare, messa lì’ in abbondanza come una pausa tra i ricordi. Nel complesso una biografia da leggere e in cui anche un po’ riconoscersi. Quanta acqua è passata sotto i ponti ….. di Giuseppe Belso 10 agosto 2016 • Condividi Preziose testimonianze di vita raccolte in un libro scritto col cuore. Con le pagine scorrono i ricordi ricolorandosi a tinte vive. Ritornano alla mente suoni e profumi antichi. Gli echi attutiti della guerra e le paure, la tessera annonaria e i cumuli alti di macerie lasciati dalle bombe. Sotto le case crollate i corpi esanimi e i flebili lamenti dei sopravvissuti. Dice del padre in Etiopia. La voce dell’Autore si rattrista rievocando i giorni dell’asilo, presenti ancora nella mente pregnanti e vivi. Negli oscuri meandri della memoria riprendono corpo le suore cattive. A otto anni festeggia il diritto di poter vivere, libero dagli orrori della guerra. A pieni polmoni respira il vento e il mare. Racconta episodi che sembrano essere accaduti ieri o ier l’altro. Parla della sartoria di Mosé e della vecchia corriera che manda fumo denso. Rievoca l’orrore nel dover assistere ai giochi cruenti dei ragazzi grandi e a malvagità inaudita. Una gara consiste nello spaccare il guscio delle tartarughe lanciandole con violenza contro il muro della chiesa. Squarci di folclore, il simpatico asinello, la casa dello zio Basilio, il mandorleto di Carroghedda, il compagno di classe Eustacchio e l’ocarina di terracotta che sguscia dalla tasca della tunica di Don Cuntu. E ancora il grande fico della zia Gigina, presidiato giorno e notte a contrastare i ladri. Fichi neri succosi e grandi. Il tempo di ieri. I verbi tra passato e presente danno l'autenticità del vivere e del vissuto ancora vivo
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