La storia di una famiglia palestinese,le tradizioni arabe dei matrimoni,la guerra con Israele,i legami familiari fino all' America.
Nel blu tra il cielo e il mare
Il romanzo si apre con la voce narrante di Khaled, bambino di dieci anni la cui morte è vicina. Prima di entrare definitivamente nel blu, lo spazio-tempo degli spiriti, racconta la sua storia e quella delle donne della sua famiglia. Una storia che ha inizio settant'anni prima, a Beit Daras, sulla via che dalla Palestina conduce verso Il Cairo. Lì vivono Umm Mamduh con le figlie Nazmiyeh e Mariam e il figlio Mamduh. Umm Mamduh è tristemente nota per non avere un marito e temuta perché comunica con il mondo degli spiriti. Poi il disastro: nel 1948, l'anno della Nakba, la famiglia è costretta dai bombardamenti israeliani a lasciare il paesino, Mariam viene uccisa, Nazmiyeh stuprata e Mamduh ferito gravemente a una gamba. Umm Mamduh scatena il ginn Sulayman contro gli invasori, uccidendone molti prima di soccombere a sua volta. Per i sopravvissuti comincia la dura vita da profughi: Mamduh si trasferisce con la moglie negli Stati Uniti in cerca di fortuna. Ha un figlio che morirà giovane, dopo aver rinnegato le sue origini arabe, e che gli lascerà un'amatissima nipotina, Nur. Nazmiyeh scopre di essere incinta e sa che il figlio è frutto dello stupro: con il sostegno del marito decide di tenerlo. Nascerà Mazen, che diventerà un leader della lotta palestinese, incarcerato e torturato per oltre vent'anni. Arriveranno altri dodici figli, tra cui l'unica femmina, Alwan, la sola della famiglia ad aver ereditato il potere di interagire con il mondo degli spiriti...
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Autore:
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Collana:
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Anno edizione:2015
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Silvia28 17 novembre 2023
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Nel blu tra il cielo e il mare è uno splendido racconto che incanta fino alla fine. Si può paragonare a una lunghissima poesia che emoziona, che commuove e che coinvolge ma che, al tempo stesso, ci fa soffrire per la crudeltà delle immagini che offre. E’ una saga familiare attraverso cui l’autrice racconta la vita dei profughi palestinesi rifugiati nella striscia di Gaza raccontata dalla parte delle donne; donne con uno straordinario coraggio. Passano apparentemente indenni attraverso l’orrore della guerra e affrontano con dignità le umiliazioni, le violenze, la fame e la povertà ma sempre a testa alta, con un pizzico di superstizione. La tecnica di scrittura è accattivante; ogni capitolo è introdotto dalla voce narrante di Khaled, un ragazzo colpito da una malattia che non gli consente di comunicare con il mondo esterno e lo lascia sospeso proprio nel “blu tra il cielo e il mare”. Ne consiglio la lettura.
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DOMENICO SEMISA 15 giugno 2015
Emoziona, incanta, commuove, indigna, rapisce, addolora e regala anche sorrisi. Magia e realtà tagliano il dramma della Storia e delle storie. Susan Abulhawa, proprio come Umm Mamduh e Nur, ha un potere straordinario e raro. Il suo dono è saperti accogliere nel mezzo di quattro generazioni palestinesi usando solo la parola. Nazmiyeh e Mamduh, Mazen e Mariam non sono sulle pagine di un libro, ma ti guardano (un occhio verde, l'altro marrone) e ti accompagnano nelle loro vite. Ma, proprio come Khaled, sono visibili solo a chi sa e vuole vedere con l'anima.
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