Premio Nobel per la Letteratura 2015.
Quello che potrebbe risultare un mero catalogo di orrori assume al contrario la commovente potenza evocativa del coro di una tragedia greca. Dove ogni singola voce, con il suo specifico carico di dolore, contribuisce alla ricostruzione di una storia collettiva ancora terribilmente palpitante. - Franco Marcoaldi
Dopo averci fatto ascoltare in "Preghiera per Cernobyl'" le voci delle vittime del disastro nucleare, Svetlana Aleksievic fa parlare qui i protagonisti di un'altra grande tragedia della storia sovietica: la guerra in Afghanistan tra il 1979 e il 1989. Un milione di ragazzi e ragazze partiti per sostenere la "grande causa internazionalista e patriottica"; almeno quattordicimila di loro rimpatriati chiusi nelle casse di zinco e sepolti di nascosto, nottetempo; cinquantamila feriti; mezzo milione di vittime afgane; torture, droga, atrocità, malattie, vergogna, disperazione... Gli 'afgancy', i ragazzi che la guerra ha trasformato in assassini, raccontano ciò che si è voluto nascondere. Accanto a loro, un'altra guerra. Quella delle infermiere e delle impiegate che partirono per avventura e patriottismo. E soprattutto le madri. Dolenti, impietose, stanche, coraggiose.
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Roma, e/o, 2014, 8vo (cm. 20 x 13) brossura editoriale con copertina illustrata a colori, pp. 316. Le pagine da 33 a 64 sono capovolte.
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Anno edizione:2014
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