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Anno edizione: 2016
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Con una sensibilità tutta giapponese, Hiraide Takashi è riuscito come pochi altri a fare di un animale un personaggio a tutto tondo, sorprendente, assolutamente indimenticabile, capace di rasserenare i cuori, di illuminare anche la malinconia piú buia. Di donare nuova vita a un amore ritrovato.
«Una gemma rara: che voi siate amanti dei gatti o no, non fatevelo scappare» – National Public Radio
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Lasciatemi dire una cosa, unica e fondamentale prima di (non) parlarvi di questo romanzo: non accade nulla di spettacolare. Niente. Non aspettatevi trame intricate, colpi di scena o gatti alieni: questa è la storia di una coppia che non impazzisce per i gatti, ne incontrano uno di cui si innamora e si ricrede. FINE. Un romanzo senza arte ne parte che però "una brezza dolce e scatenata" la porta: l'incontro con Chibi, infatti, risveglia il rapporto tra i due coniugi, assopito dopo anni di monotona quotidianità. La nota positiva di questo romanzo è che laddove sembra esserci un'immobile superficie, l'acqua si muove, le cose accadono e cambiano, mutano e si trasformano. Da qua, si può vedere l'essere poetico intrinseco nella natura ma soprattutto dello stesso Takashi, molto noto in Giappone come poeta. E, secondo me, è proprio lo stile di scrittura dell'autore che salva il romanzo dall'essere abbastanza scadente. Personalmente parlando, mi è molto piaciuto come la narrazione coinvolgesse da subito il lettore che si sentiva invogliato a proseguire la lettura proprio perché si sentiva parte della storia. Vorrei poter dire che questo romanzo mi ha lasciato qualcosa, ma nella realtà dei fatti, quando l'ho chiuso, la mia vita ha continuato la sua immobile costanza. Non mi sento di bocciarlo, ma neanche di promuoverlo a pieni voti. È un libro carino ma non mi sbilancerei più di così.
"<<È la nostra gattina>>, diceva mia moglie, sapendo che non era così. Proprio per quello sembrava convinta che fosse un dono che le era arrivato da molto lontano." Questo libro non parla solamente di Chibi, la gattina dei vicini di casa dei protagonisti, che invece la chiamano Tintin, perché "appariva sempre preceduta dal tintinnio della campanella". È anche la storia di un appartamento, della ricerca di una casa. È la storia sul come e perché è stato scritto questo romanzo stesso. Nonostante in alcuni punti le descrizioni siano ostiche e non facili da leggere, per tutte le 132 pagine, scorrevolissime, mi sono sentita parte della storia: aspettavo anche io Chibi, giocavo anche io con lei ed esploravo anche io il "vicolo fulmine".
Storia piacevole, per gli amanti dei gatti e dell'atmosfera giapponese. Le pagine scorrono velocemente e senza fatica, ma personalmente mi aspettavo qualcosa di più dalla trama. Rimane comunque una lettura consigliata, non di grande impegno.
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