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Anno edizione: 1982
Anno edizione: 2014
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Condivido a pieno chi afferma che T. Bernhard o lo si ama o lo si odia e mai come in questo libro la sua affermazione è vera. Libro autobiografico di denuncia di quella sofferenza enorme che egli ha provato nella sua infanzia ed adolescenza quando ha vissuto nello stesso collegio prima sotto la sferza del Grunkranz nazista e poi del prefetto di disciplina cattolico, altrettanto spietato del nazista, in mezzo ai bombardamenti e alle sofferenze di ogni genere. Bernahard, come è stato ampiamente sottolineato ha la capacità di rappresentare il buio delle tenebre, di inoltrarvisi, di scendere nel baratro attraverso le strade più impervie e mutevoli. E così è per lo stile. Egli rappresenta questa sua sofferenza , anzi la traduce, in uno stile ossessivo, anche nella sua varietà, dove la ripetizione viene usata quasi come strumento di tortura, con una forza coercitiva , come se volesse instillare anche nel lettore, contro la sua volontà, quelle discipline, quelle punizioni infami ed ingiuste, sintomo di una disumanità grave che tanto più pesa se si è un ragazzo. Molto feroce è poi la critica alla società salisburghese, falsa, vigliaccamente accondiscendente al nazismo e altrettanto prontamente pronta a rinnegarlo. Falsa, cattiva e bigotta! Da questa atmosfera cupa emergono solo poche persone positive, i deboli e gli umili ma soprattutto la figura dei suoi nonni, gli unici “liberi” e capaci di un sentimento d’amore e di solidarietà.
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