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Poesie - Trilussa - copertina
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Descrizione


Quando un poeta decide di scrivere in dialetto, la sua scelta, in genere, risponde a una spinta "verso il basso", antiletteraria e antilibresca. Non a Roma, però, dove dal Rinascimento in poi è esistita una tradizione di letteratura dialettale che con il Belli, nell'Ottocento, raggiunge il suo vertice. Uno di quei vertici che rendono arduo, per chi viene dopo, andare oltre. Vi riuscì Trilussa, scegliendo di cambiare decisamente rotta, e puntando "verso l'alto": non più protagonisti popolari, ma piccolo-borghesi; non più un linguaggio strettamente vernacolare, ma la lingua della Roma capitale del nuovo stato unitario, un toscano sciacquato, anzi sporcato, nel Tevere fangoso. La feroce indignazione belliana diviene, nell'epoca giolittiana e poi fascista, ironia distaccata, scetticamente canzonatoria, quell'umorismo agrodolce tanto caro a Pirandello, che trae alimento dai fatti di cronaca per innalzarli - nei sonetti, nelle celebri favole, nei rapidi quanto felici epigrammi - a momenti di un ritmo costante, da secoli uguale: la vita degli uomini. Il testo è accompagnato da uno scritto di Pier Paolo Pasolini.
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Dettagli

5
2011
Tascabile
584 p.
9788804606505

Valutazioni e recensioni

ELENA MISDARIIS
Recensioni: 5/5

Alcuni anni fa comprai questo libro per curiosità verso l’autore e da allora lo continuo a leggere sempre con piacere. Trilussa è brillante, sarcastico, ironico, a tratti esilarante, ma allo stesso tempo amaro. Descrive in dialetto romanesco un’umanità, visibile nelle piccole difficoltà e affanni quotidiani; nelle sue righe ci si cala nella Roma del secondo dopo guerra, vicina ai romanzi di Pasolini. L’ottima impaginato e un piccolo glossario per i termini più complicati rendono la lettura ancora più piacevole.

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Trilussa

1871, Roma

Pseudonimo di Carlo Alberto Salustri, nato anagrammando il cognome.Figlio di Vincenzo, originario di Albano Laziale e morto quando il figlio aveva tre anni, e Carlotta Poldi, bolognese.Poeta italiano. Adottò fin dagli esordi il dialetto romanesco. Sin da giovanissimo collaborò con il periodico romanesco "Rugantino" diretto da Luigi Zanazzo.Di carattere folcloristico è il primo volume di versi, Le stelle de Roma (1889); poi la sua vena, prevalentemente satirica, andò via via affinandosi, trovando la misura più congeniale nel bozzetto di costume e nella favola moraleggiante di ascendenza esopiana: Quaranta sonetti (1895), Favole romanesche (1900), Caffè-concerto (1901), Er serrajo (1903), Ommini e bestie (1908), Le storie (1913), Lupi e agnelli (1919),...

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