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L' amore graffia il mondo
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L' amore graffia il mondo - Ugo Riccarelli - copertina
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amore graffia il mondo

Descrizione


È come se portasse il destino nel nome, Signorina: suo padre, capostazione in un piccolo paese di provincia, l'ha chiamata così ispirandosi al soprannome di una locomotiva di straordinaria eleganza. E creare eleganza, grazia, bellezza è il suo talento. Un giorno dal treno sbuca un omino con gli occhi a mandorla e, con pochi semplici gesti, crea un vestitino di carta per la sua bambola. L'omino scompare, ma le lascia un dono, un dono che lei scoprirà di possedere solo quando una sarta assisterà a una delle sue creazioni. Potrebbe essere l'atto di nascita di una grande stilista, ma ci sono il fascismo, la povertà e gli scontri in famiglia, le responsabilità, i divieti e poi la guerra... e Signorina poco a poco rinuncia a parti di se stessa, a desideri e aspirazioni, soffocando anche la propria femminilità, con una generosità istintiva e assoluta. E quando infine anche lei, quasi all'improvviso, si scopre donna e conosce l'amore, il sogno dura comunque troppo poco, sopraffatto da nuovi doveri e nuove fatiche, e dalla prova più difficile: un figlio nato troppo presto e nato malato, costretto a "succhiare aria" intorno a sé come un ciclista in salita. Nonostante i binari della ferrovia siano ormai lontani e la giovinezza lasci il posto a una maturità venata di nostalgia, ancora una volta Signorina sfodera il suo coraggio e la sua determinazione al bene e lotta per far nascere suo figlio una seconda volta, forte e capace di respirare da solo.
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Dettagli

2012
219 p., Rilegato
9788804616276

Valutazioni e recensioni

Ciro Addezio
Recensioni: 5/5

"Muoiono d'amore i rami"...Un verso tratto da una Poesia di Garcia Lorca introduce il senso di una storia nella quale la quotidianità e il sacrificio di una donna, che sa essere figlia, sorella, moglie madre, sublima una nuova vita, preludio di una "rinascita"....L'amore rende possibile la resurrezione, come i rami a primavera, che preludono a nuovi fiori...La dolcezza di Signorina è il manto di quella potenza inarrestabile, quella che corre sui binari che segnano il percorso di una vita che solo lei saprà tracciare fino in fondo. Signorina saprà vincere il fiato corto del figlio, e ci consegnerà un messaggio su cui riflettere: le scelte d'amore sono le più difficili, sono quelle per le quali è necessaria la forza di una locomotiva, come quando per un atto d'amore consegna il figlio malato ad un collegio...Tornando indietro per quell'urlo straziante che la reclamava, con le lacrime agli occhi potrà dire a quella suora di perdonarla, perchè è debole, e non riesce, quella volta a portare a compimento il suo atto d'amore...Si riporta a casa il figlio...ma così saprà crescere, saprà affrontare i nuovi sacrifici fino a rendere possibile un miracolo...In questo libro l'amore è il giusto complemento della bellezza, della musica, del dolore...E quando nella scena finale Signorina immagina di presentarsi davanti al figlio con il corpo martoriato, "guastato" dall'amore che ha affondato in profondità i suoi artigli, lacerando il suo cuore, mi piace immaginarla volteggiare, con la grazia di tutte le donne, in quell'abito che si è ritagliato con la magia delle sue mani, in un crescendo di musica in cui l'amore schiude le porte all'eternità. Un libro dolcissimo, uno spaccato generazionale che spiega il trapasso fra due epoche devastate dalla guerra. Tra le bombe dell'idiozia umana si compie il miracolo di una donna che come tante muore di un amore che restituisce una nuova vita... Ricciarelli nei suoi romanzi ha descritto sempre il dolore, come percorso necessario all'amore per rendere possibile la resurrezione...un dolore perfetto....Ora che anche il suo percorso si è compiuto, ci lascia in eredità questo suo ultimo romanzo, una storia struggente, eppure dolcissima, che attraverso le lacrime di Signorina, ci lascia intravedere la bellezza del mondo.

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ANTONELLA TIMORE
Recensioni: 5/5

All’inizio sembra che la protagonista indiscussa de “L’amore graffia il mondo” sia Signorina, questa bambina con uno strano nome, ispirato al soprannome di una locomotiva, che cerca una via di fuga dalla sua vita, ma sembra rimanere sempre intrappolata nella rete. Poi protagonista della storia pare diventare il padre, un uomo che dedica la sua esistenza al suo lavoro di capostazione e forse per questo lascia un vuoto nella sua famiglia. Non passa molto che si aggiunge un altro personaggio importante alla storia, Beppe, il marito di Signorina, che, però, lascia subito spazio a Ivo, il figlio, quel ragazzino dal talento indiscusso che non riesce a respirare bene. Alla fine del romanzo “L’amore graffia il mondo” si ha chiara una cosa: il protagonista indiscusso della storia è il tempo, quello che passa ma lascia le sue tracce, quello che si ferma rendendo chiaro ogni dettaglio, quello che sta per sopraggiungere e si spera sia migliore. Un libro molto piacevole perché non è solo la sua storia a incantare, ma anche il modo in cui viene raccontata. Signorina è una donna appassionata, che sa mettere da parte se stessa, amare e sognare, ma che inevitabilmente viene sopraffatta dalla fatica e risponde sempre con coraggio. E non smette di lottare fino all’ultimo per dare al figlio la possibilità di salvarsi dalla malattia e rinascere dal suo grembo.

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Renzo Montagnoli
Recensioni: 4/5

Ugo Riccarelli era uno scrittore che amava la dolcezza, senza che questa dovesse trasformarsi in mielosità, un compito tuttavia non facile, perché basta poco e, soprattutto quando si narra di storie con un contenuto anche drammatico, eccedere è sempre possibile, anzi non vi è nulla di più facile, così che l’autore è costretto a procedere in bilico su un’infida e sottile lama di rasoio. Ho notato questa sua capacità in Il dolore perfetto, un romanzo dall’equilibrio altrettanto perfetto come il suo titolo. Ho sperato che questa abilità fosse presente anche in quello che non potrà che essere il suo ultimo libro, essendo Riccarelli venuto a mancare precocemente, ma in L’amore graffia il mondo questo difficile equilibrio c’è stato per quasi tutta l’opera, perché poi, purtroppo, nelle ultime pagine l’autore si è lasciato prendere la mano, forse influenzato dalla vicenda di Ivo, bimbo nato prematuro con problemi polmonari, questi ultimi così simili alla sua vicenda personale, tanto da sembrare una parziale autobiografia. Per fortuna si tratta di poche pagine che finiscono con l’incidere poco sul giudizio complessivo del romanzo, senz’altro ottimo, ma non un capolavoro come Il dolore perfetto. Ci sono tutti gli elementi per sbalordire ed entusiasmare il lettore: una storia che inizia fra le due guerre mondiali, una bambina, chiamata Signorina dal padre capostazione come una locomotiva a vapore dalle linee aggraziate, la ristretta mentalità degli uomini dell’epoca, più padroni che padri dei figli, e che considerava le donne solo come custodi del focolare domestico, soffocando la naturale personalità e impedendo alle stesse di realizzarsi, i difficili anni del secondo conflitto (stupenda al riguardo la descrizione del bombardamento notturno sulla stazione), l’amore di Signorina per un giovane piemontese, che si concretizzerà poi in un matrimonio, i sacrifici di questa donna per mandare avanti la famiglia, il dolore e i patemi d’animo per quel figlio così malato tanto da rendere necessario un trapianto di polmoni. Ispira una naturale simpatia la protagonista, impossibilitata a realizzare il suo grande sogno di diventare stilista di moda, dapprima per il diniego del padre e poi per la necessità di condurre la famiglia, di fatto sostituendosi al marito, brava persona, ma incapace in questo ruolo. È sempre lei che si sacrifica, e così per amore finisce con il rinnegare l’innato talento e quella vocazione, che ogni tanto inevitabilmente riemerge, per essere di nuovo assopita; la sua è una rinuncia più istintiva che razionale e che l’orienta verso una vita di normale serenità, quando ciò è possibile, perché in effetti, per un motivo o per l’altro, di tranquillità non ne ha, tranne quando sarà avanti negli anni, sola nella casa con il marito, con il figlio guarito in giro per il mondo a tener concerti, senza più problemi economici. Tutto lascia prevedere una serena vecchiaia, ma non sarà così, ed è proprio qui che Riccarelli sembra aver perduto il prezioso equilibrio, nel senso che, senza che la vicenda si concluda con un tutti felici e contenti, magari con Signorina che mette su un atelier di moda, bastava si fermasse lì, con due vecchi che finalmente potevano gioire di giorni sereni. La morte sappiamo che conclude ogni vita, ma sommare disgrazie a disgrazie ha sempre un limite, e forse Riccarelli si è lasciato prendere la mano condizionato dal suo stato di salute, da quel progredire della malattia di cui avvertiva inconsapevolmente l’incombente tragico esito. Così come nel suo caso non ci poteva essere una tranquillità, lo stesso destino lui lo ha riservato alla sua protagonista, che penso abbia amato più di tanti altri suoi personaggi, dipingendola in modo accattivante fin da bambina e perfino creando due suoi amici unici, dotati di una simpatia incredibile: il maiale Milio e l’oca Armida, anche loro scomparsi quando tutto sembrava andar bene. Mi permetto di segnalare alcune pagine che, secondo me, sono di grande bellezza, anche per il tema trattato: la nascita di Ivo, vista non dall’esterno, ma dall’interno, cioè dal nascituro, è qualche cosa di incredibile, tanto è avvincente e realistica. Costanti poi rimangono le capacità poetiche di Riccarelli, il suo italiano fluido, l’ammirevole ambientazione, insomma Il dolore graffia il mondo è senz’altro da leggere, e riguardo al titolo si può dire che sì’ l’amore può aiutare ad affrontare le avversità, ma in fin dei conti è anche vero che nel percorso di una vita è più facile che sia il mondo a graffiare l’amore.

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Ugo Riccarelli

1954, Ciriè (TO)

Ugo Riccarelli, nato a Ciriè nel 1954, apparteneva a una famiglia toscana e aveva vissuto a lungo a Roma, lavorando nello staff del primo cittadino Veltroni prima e con il Teatro di Roma poi.Aveva studiato Filosofia all'Università di Torino "superando tutti gli esami, ma non sostenendo l'esame di Laurea"."Per molto tempo - scriveva sul suo blog - mi sono occupato di azione e promozione culturale in campo scolastico e teatrale, aprendo un cineclub, fondando un gruppo teatrale, lavorando in biblioteche civiche. Nel 1985 ho iniziato il mio percorso di emigrante al contrario, cominciando a scendere a Sud, verso Pisa dove ho vissuto per 16 anni continuando ad occuparmi di teatro. È di questo periodo la collaborazione con Il Teatro del Tè diretto da Claudio Neri, con...

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