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Anno edizione: 2015
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Questo romanzo mi ha davvero commosso. Lo stile è scorrevole ma anche forte e violento che ci fa ben capire il dolore e la violenza provati dai personaggi raccontati nel romanzo. Il messaggio che Valentine Goby vuole darci con questo libro è che non bisogna mai mollare,mai smettere di lottare. Ed è quello che fa la protagonista,Mila,giovanissima militante, incinta di quattro mesi ,della Resistenza francese che viene deportata a Ravensbrück nell'autunno 1944. Un luogo di morte in cui bisogna imparare cosa dire e fare per sopravvivere . Sopravvivere per molti mesi al gelo,alle privazioni, alle epidemie, alle punizioni, alle selezioni, alla denutrizione. Sopravvivere e sperare in un futuro anche per il bambino che nascerà nonostante i mille dubbi e ansie proprio per quel bambino:dove nascerà suo figlio? Dove sarà cresciuto? E soprattutto riuscirà un neonato a sopravvivere in quella condizione? L’ambientazione è descritta nei minimi particolari. Si riesce a percepire la pena,il tormento e l’angoscia di un luogo pieno di orrore,crudeltà e ignoranza e in cui morte e cattiveria regnano sovrane. L'unico luogo ad emanare vita e speranza è la cosiddetta camera dei neonati. Consiglio questo libro della memoria soprattutto a coloro che continuano ad affermare che le testimonianze sulla sulla Shoah siano soltanto delle falsità.
In questo libro il tema largamente utilizzato della deportazione in un campo di concentramento viene interpretato dal punto di vista leggermente singolare e innovativo di una donna in gravidanza. Lo stile narrativo è molto descrittivo, realistico e ricco di dettagli ben distribuiti. L’insieme permette una lettura scorrevole ed il lettore si sente partecipe alle vicissitudini della protagonista uscendone scioccato. Il lieto fine ed il ritorno alla normalità, confortano.
Mila ha vent’anni, gestisce un negozio di musica e contemporaneamente aiuta la Resistenza francese nella lotta contro il sistema. Fino al giorno in cui viene arrestata e deportata a Ravensbrück, uno dei tanti campi di concentramento mascherato da campo di lavoro. Altre donne come lei, destinate a fare loro un mondo fatto prima di tutto di una lingua sconosciuta di regole senza senso e di lavoro forzato. Ma Mila ha un segreto, che porta dentro di se: è in incita di qualche mese di un militante della Resistenza, a cui si è concessa per compassione. Tra silenzi e privazioni, la giovane donna affronta il calvario imposto dai tedeschi sperando e aggrappandosi a tutto ciò che possa renderla libera mentalmente dal campo, come la gravidanza. Inizialmente sembra una storia come altre poi percorri insieme a Mila quel sentiero di cose sconosciute di sensazioni di rassegnazione e scoraggiamento, per poi emergere più forte di prima, con la speranza che si è attaccata addosso più della pelle. Il titolo stesso ci impone di credere che possono accendersi le luci anche nelle notti più buie.
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