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E' il primo libro di questa scrittrice che ho letto, ero alla ricerca di qualcosa che parlasse della mia terra e delle sue superstizioni. Lo consiglio a chi vuole rendersi conto di come le superstizioni vivessero costantemente al fianco dei nostri antenati, e di come condizionassero le loro vite, e inevitabilmente le vite altrui. Un libro ricco di sofferenza, ma anche di solidarietà tra sorelle.
La nascita di un bambino è uno degli eventi più belli della vita, arrivano attesi, amati, con speranza e gioia. Ma non in casa Zara. Nonostante il tentativo di estirpare la vita dal suo grembo come una malattia indesiderata, la gravidanza è continuata grazie al forte attaccamento alla vita che sembra avere questa piccola creatura non voluta e anzi, temuta come un male pericoloso. Le preghiere a San Sisinnio non sono servite a niente e indipendentemente dal volere altrui, la settima figlia è venuta al mondo nella notte di Ognissanti, gridando con forza tra il silenzio timoroso della servitù e la disperazione della famiglia. Non c’è niente da fare. La bambina deve morire quella notte stessa prima che la sua natura di coga, ovvero strega, maledica tutta la sua famiglia portando loro e il paese nella rovina e nella disperazione. Non ci sono dubbi sulla sua identità, i piccoli denti, lo strano selvaggio aspetto e l’essere la settima figlia di sette bambine, anche se una di loro ha già perso la vita in tenera età, la rendono una coga. Ma il padre non ha il cuore di ucciderla con le sue mani e la affida alla tempesta, così violenta da non lasciarle scampo. Eppure il destino è più forte e la maggiore delle sorelle Zara, Lucia, la più bella e la più buona, amata da tutti, esce di nascosto e salva la bambina a cui dà il nome di Ianetta. Un’azione ingenua che porta il terrore all’interno della casa. Da quel momento sono costretti a tenerla, relegandola in una stanzetta e proibendo alle sorelle di avvicinarsi a quella che credono figlia del demonio. Così Ianetta cresce nell’odio e nella paura degli altri, al contrario di Lucia, la figlia prediletta. Eppure tra le due si instaura uno strano rapporto, un legame che solo due sorelle possono avere al di là delle parole e della loro natura. Al contrario, le altre sorelle non riescono ad avere questo legame e anzi, Pinella comincia a covare segretamente un rancore che anno dopo anno la divora dentro. Questa è una storia al femminile, in cui sono le donne a parlare, a vedere, a sentire. Le donne con le loro paure, i loro sogni e le loro scelte dominano incontrastate in una Sardegna assolata e sconvolta da tempeste violente. Ma allo stesso modo della natura, anche le coscienze delle donne sono in tempesta, persino la madre Assunta perde ogni istinto materno e diventa fredda e distante dopo quella terribile notte. Ma chi è davvero Ianetta? È davvero la coga che tutti temono? È davvero lei la causa di tutte le sciagure che da quel momento in avanti colpiscono la famiglia Zara? Esiste un modo per fermare questa serie di disgrazie? Lucia sembra l’unica decisa a salvare la sorella e a considerarla tale a dispetto delle superstizioni e degli inquietanti avvenimenti. C’è un mondo segreto tra le due sorelle, qualcosa che le altre non capiscono e non accettano, così diverse eppure così vicine. Questa storia colpisce come un pugno allo stomaco, è una storia dolorosa e profonda, piena di intense emozioni che affronta le sfaccettature della vita e ti travolge in una spirale di dubbi e turbamenti. A un certo punto non sappiamo più a cosa credere e come Lucia, sentiamo un legame di cui non capiamo la natura. Qual è la verità? A cosa credere? Dov’è il confine tra realtà e superstizione? Vanessa Roggeri è riuscita con estremo talento a tratteggiare una storia potente e incisiva, in cui la Sardegna non rimane sullo sfondo, ma diventa parte attiva nella narrazione. È un luogo che non ho mai visitato eppure mi affascina e in questo romanzo ho potuto confermare quanto sia magico e unico. Attraverso le antiche superstizioni e leggende popolari, ancora molto forti in Sardegna, e la descrizione di una terra variegata dai colori e gli odori caratteristici, l’autrice ci porta in un mondo antico ma nuovo ai nostri occhi, oltre le porte chiuse e i segreti di famiglia, per mostrarci una realtà a volte dimenticata. Perno della storia è il legame tra le sorelle, tra Lucia e Ianetta ma anche tra Pinella e Lucia. La gelosia, la paura, il dubbio, la colpa, il risentimento, sono tutte emozioni che divorano l’anima e mutano la realtà di chi guarda. Perché in fondo noi finiamo spesso per essere ciò che gli altri ci dicono di essere, il modo in cui veniamo dipinti ci influenza più di quanto pensiamo, invece di essere noi stessi, ci adattiamo inconsapevolmente a ciò che pensano di noi. Il cuore selvatico del ginepro è una storia che mi ha colta impreparata, mi ha avvolto nelle sue vicende e ha sconvolto le mie emozioni. Una storia che ha il sapore della terra e la forza della tempesta. Mi sono emozionata moltissimo per una fiaba dal sapore antico e contadino, ma il cui messaggio è sempre attuale e molto importante. In poche pagine e con una narrazione semplice e fluida, in cui ci sentiamo immersi nella bellissima Sardegna tra 800 e 900, grazie anche all’uso del dialetto e dei costumi popolari, Vanessa riesce a tessere una storia dolce e amara, bella e spaventosa, incollando il lettore alle pagine man mano che la vicenda acquista toni oscuri e ambigui. Una fiaba che mi ha conquistato e mostrato con nuda verità, le contraddizioni della natura umana. Sul blog Il Portale Segreto
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