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Anno edizione: 2017
Anno edizione: 2015
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Spesso dimentichiamo chi ha veramente combattuto la guerra. Dimentichiamo le loro lacrime, le loro paure, le loro illusioni e le loro speranze. Per noi non sono più esseri umani, comuni come tutti noi, ma rappresentano "i sopravvissuti". Coloro che non potremo mai raggiungere empaticamente, perché sarebbe troppo grave il peso da sopportare. Vera Brittain ci riporta alla realtà con una delicatezza poetica, ma allo stesso tempo non la nega nei suoi gravi difetti. Non nega i suoi sentimenti, se stessa e cos'era il mondo negli anni del primo grande conflitto mondiale. Entri a confronto con una generazione priva di voce in capitolo, che deve fare i conti con le decisioni dei propri genitori. Vera è una "diversa" per il tempo. Era una donna che reclamava il diritto di proseguire i suoi studi e dedicarsi con tutta se stessa a ciò che amava di più. E nonostante tutto quello che ha vissuto, cioè il vivere in un mondo in cui nessuna voce, grande o piccola, aveva più senso, ti spinge ad andare avanti nella tua vita. Infonde coraggio e ammirazione, al punto che desideri rivendicare quello che lei non ha potuto vivere. Quasi senti come se volessi agire per darle prova del fatto che i suoi sforzi non sono stati vani. Non so quante volte ho pianto. Quante volte mi sono sentita inerme di fronte ad una condizione che, forse, anche la nostra generazione vive in una piccola parte. Tuttavia, ho percepito anche la forza di questa storia e spero che tutti riescano a capire l'importanza di questa voce scritta che cerca di urlare con tutta se stessa.
Prima di comprare questo libro, avevo letto numerose recensioni che lo descrivevano come un'opera travolgente, ma non immaginavo che lo sarebbe stato al punto da costringermi a portarlo con me ovunque andassi. "Generazione Perduta” è una storia infatti che trascina, porta indietro nel tempo, fa trattenere il fiato e piangere di rabbia. Pagina dopo pagina, non si può non amare l’autrice e protagonista, Vera Brittain: una donna forte che lotta in prima persona per realizzare il sogno di studiare all’università e diventare scrittrice. È attraverso le esperienze che Vera vive in prima persona che comincia a emergere il messaggio che farà da sfondo a tutto il libro e alla vita stessa dell’autrice fino alla fine dei suoi giorni, perché una generazione, quella di Vera e Roland, è morta massacrata all’insegna di ideali eroici come l’amore e la fedeltà alla patria, ma non è morta invano: il suo sacrificio deve servire per mostrare alle generazioni future l’estrema inutilità della guerra e l’importanza del vivere nella pace. Valori che sembrano scontati, ma che attraverso il dolore di cui Vera ci rende partecipi, fanno svegliare dal torpore del benessere in cui viviamo nei nostri giorni e riflettere empaticamente. Eccolo il testamento di Vera, ecco perché questo libro dovrebbe essere letto da tutte le nuove generazioni. Ecco perché non dovremmo mai dimenticare quello che è successo.
Trovavo l’inizio un po’ lento, accusando la Brittain di essere troppo prolissa e che si soffermava su dettagli che potevano essere omessi facilmente. Poi man mano che continuavo la lettura, mi accorgevo che non era un dilungarsi eccessivo. Credo che queste descrizioni dettagliate siano state terapeutiche per l’autrice, ma altrettanto utili a noi lettori: ci fa comprendere quanto possano sembrare mutevoli i propri desideri, quanto gli eventi esterni e a noi estranei possano cambiare radicalmente le nostre priorità, la nostra vita. E la traduzione del titolo originale “Testament of youth” esprime al meglio la condizione in cui si trovarono i sopravvissuti, coloro che solo apparentemente avevano superato la grande guerra. Una lettura intensa ed emozionante: questa grande donna si racconta e mostra al mondo quanto la forza di volontà e la speranza nel futuro possono sanare anche le ferite più dolorose.
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