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Questo testo offre un quadro sintetico che va dalla rivoluzione industriale ai giorni nostri. A mio parere è apprezzabile come schema concettuale in quanto racchiude i principali aspetti del tema analizzato. Anche se non tratta in modo adeguato i sistemi capitalistici, affrontandoli molto frettolosamente e solo per alcuni stati, mentre per altri affronta a volte temi direi quasi inutili. Inoltre diventa troppo sintetico per includere le varie vicende dei nostri giorni. Direi Sufficiente
La Zamagni, all’interno del libro, spiega come l’Europa sia stato il primo continente a generare la Rivoluzione industriale credendo: nei valori della scienza; negli sviluppi della tecnica; nella libertà e nell’uguaglianza della persona umana; ed, infine, nell’adeguamento delle proprie istituzioni politiche al processo che si andava sviluppando. Il primo stato che seppe eccellere in tutti questi punti fu la Gran Bretagna, seguita da Belgio, Francia e Germania. Ebbero, invece, qualche difficoltà in più l’Impero Asburgico, la Russia, l’Italia e la Spagna. Dalla seconda metà dell’Ottocento, il declino inglese trovò coincidenza con l’emergere di nuove realtà extraeuropee: quelle degli Stati Uniti e del Giappone. La Gran Bretagna, infatti, pagò le conseguenze di una finanza destinata più alla Borsa che alle industrie nazionali. Inoltre, la mancata interazione del binomio scuola-impresa e l’insistenza su politiche coloniali particolarmente costose accentuarono la crisi inglese. Gli Stati Uniti diedero avvio alla formazione di grandi industrie che, tuttavia, ebbero un potere limitato da un’efficiente legislazione antitrust mentre il Giappone, penalizzato geograficamente dall’assenza di risorse nel sottosuolo, concentrò la propria produzione sulla seta grezza. Con il passare degli anni, i mercati svilupparono prodotti sempre più avanzati, richiedendo ai lavoratori livelli di istruzione più elevati. L’incapacità dell’Europa di costruire un percorso comune lasciando da parte la logica nazionalistica venne evidenziata, in particolar modo, dopo il primo conflitto mondiale quando l’assenza di cooperazione internazionale peggiorò la crisi dei paesi europei afflitti da inflazione, disoccupazione e dalle difficoltà di mantenimento di un sistema monetario come il Gold standard. Fortunatamente, si compresero gli errori dopo il secondo conflitto bellico quando, anche grazie al Piano Marshall statunitense vennero create istituzioni adeguate per un percorso basato sulla condivisione delle politiche monetarie e su un mercato comune libero. Non si ottenne lo stesso risultato, però, sul campo delle politiche fiscali ed estere. Si può comunque dire che il processo di integrazione europea, fino ad oggi, abbia portato ad uno sviluppo economico e culturale dei singoli stati europei che hanno evitato l’ennesimo riarmo. Il libro della Zamagni è molto interessante perché ci ricorda l’utilità del nostro percorso europeo, ancora oggi in pieno svolgimento.
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