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Anno edizione: 2014
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Il romanzo narra della passione tra Taeko, quarantenne divorziata appartenente all'alta borghesia giapponese, e Senkichi, semplice ma spregiudicato barman di un locale gay. Una coppia mal assortita si potrà pensare, ed effettivamente è quello che ho pensato durante tutta la lettura del romanzo. La scuola della carne però, come può erroneamente indurci il titolo, non affronta una passione erotica; Mishima intende scandagliare l'animo umano e di come può venire tratto in errore dalla carne e dalla passione, dall'irrazionalità e dall'ingenuità, o incoscienza. C'è bisogno di tempo e di pratica e di esperienza per poter capire cose che credevi aver capito già da tempo. Come sempre, gli autori giapponesi hanno uno stile così asciutto e secco, così distante dal nostro nel descrivere la realtà e le relazioni, ma non per questo meno interessante o appassionante (io sono una fan degli autori giapponesi).
Un gruppetto di donne giapponesi sulla quarantina benestanti, indipendenti, avvenenti e divorziate, si ritrova la sera per scambiarsi racconti piccanti e condividere i piaceri della loro vita godereccia. Ambientato nell'alta società nipponica del dopoguerra, divisa tra il desiderio di occidentalizzazione e le vecchie tradizioni e pregiudizi, conosciamo in particolare Taeko. La donna scorge per la prima volta Senkichi, un ragazzo molto più giovane di lei, in un gay bar e se ne invaghisce. Abituata ad approcci schietti e rapporti di poco conto, la donna si avvicina al ragazzo. Da quel momento in poi verrà coinvolta sempre di più da un amore carnale prima, psicologico poi, travolgente che si trasforma in una rovente dipendenza. La vita di Taeko cambia in un batter d'occhi; proprio lei che voleva massima indipendenza dopo un matrimonio finito male, ora vuole stringere un legame con lui, pur non volendolo ammettere con le amiche ma soprattutto con se stessa. Il suo attaccamento per questo misterioso ragazzo venuto dal nulla la porterà sull'orlo del baratro. Persuasa della necessità di conoscere di più sul suo passato verrà a conoscenza di fatti del suo passato che le riveleranno le vere intenzioni del ragazzo, disilludendola ma anche spezzandole il cuore.
Tre donne alle soglie dei quarant’anni, divorziate, libere, emancipate, conducono una vita agiata e libertina in una Tokyo post-bellica in preda ad una voglia di occidentalizzazione che mette al tappeto secoli di tradizione e cultura. Nobuko si occupa di critica cinematografica e di moda, Suzuko ha un ristorante rinomato, Taeko possiede la migliore boutique della città. Mishima punta i riflettori su quest'ultima e, con un linguaggio quieto, semplice, quasi piatto e un’apprezzabile capacità di restare sobrio ed elegante anche nei momenti più piccanti, ci racconta l’avventura erotica e sentimentale tra l’avvenente protagonista ed il ventunenne Senkichi. I due si conoscono allo Hyacinthe, un locale gay in cui lui lavora come barman e dove lei viene trascinata dalle amiche durante una delle loro serate dissolute. Taeko è fortemente attratta dal fisico del ragazzo, dal suo volto di rara bellezza, dal taglio fiero delle sopracciglia, dai lineamenti virili. Per Senkichi lei è solo una delle tante (e dei tanti) clienti che cercano di portarselo a letto in cambio di qualche regalino. Tutto all'inizio lascia pensare ad un’avventura di poco conto. Ma tra i due nasce un tormentato rapporto fatto di sesso e denaro, di ipocrisia e menzogne, di odio e amore nel quale non si capisce bene chi sia il cacciatore e chi la preda, chi la vittima e chi il carnefice, chi il vincitore e chi il vinto. L’unica cosa che appare lampante è il forte, morboso, ineluttabile richiamo della carne, che trascina fino all’abisso, che sa esaltare ed appagare, che spesso è una vera e propria scuola di vita. “Per la prima volta, Taeko provò pietà nel proprio cuore. Non aveva mai sentito nulla del genere per lui, o meglio, se l’era imposto, per preservare il fascino dell’insolenza del ragazzo. Quel veto, adesso, si era sciolto. Taeko comprese di aver amato soltanto una chimera che lei stessa si era inventata.”
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