Viene meno lo stilema "classico" della musica popolare. Via gli orpelli e i ghirigori barocchi che sono da sempre stati il fulcro centrale dei suoi precedenti lavori. La produzione, infatti è stata costruita e plasmata attorno ai due elementi unici e fondamentali, trait d’union di tutto il lavoro: il tamburo e la voce di Alfio Antico. L'approccio alle tracce, è stato quello di incidere le performance di Alfio come delle composizioni istantanee, senza delle vere barriere strutturali. Nel tentativo di catturare anche le minime sfumature emozionali prima che musicali, invece del classico studio di registrazione abbiamo optato per uno studio mobile e l’intero lavoro è stato registrato a Gangi, in una casa-agriturismo di campagna, la casa di Totò Lo Vecchio, storico amico di Alfio. Questi dettagli non sono da poco, perché crediamo molto che l’ambiente in cui vengono registrati i dischi siano parte fondamentale dell’aspetto artistico e creativo. Ne parla David Byrne nel suo ultimo lavoro, Come funziona la musica: «La possibilità di restare per venti giorni immersi nella natura, circondati dagli animali, che peraltro hanno avuto parte attiva in questo disco sia come "strumenti musicali" che come involontarie guest star, ci ha permesso di stabilire un ottimo equilibrio e tensione emotiva in fase di ripresa. Nelle intenzioni di produzione abbiamo cercato di partire dalla matrice pura e arcaica della performance tamburo/Voce di Alfio per poi rielaborare il materiale con un trattamento di sound design e arrangiamenti minimali per chitarra e sintetizzatore, talvolta "strutturando dei brani più vicini alla forma canzone, talvolta destrutturando le performance di Alfio, sempre con sonorità elettriche o elettroniche ma di matrice "organica", "materiale". La volontà è stata quella di creare una musica popolare moderna, che non ammiccasse ai cliché anni 2000 di tanta world music, e che non fosse cristallizzata esclusivamente all'interno di un "immaginario popolare"».
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