100 Miles from Memphis

Settima prova in studio per la cantante di Kenneth, Missouri, cittadina ubicata approssimativamente a 100 miglia da Memphis, epicentro della musica soul negli anni ’60 (basti pensare alla Stax/Volt o alla Hi-Records). La Crow prova a cimentarsi come coautrice di brani soul, coadiuvata dai 2 produttori Justin Stanley (chitarrista nella touring band di Beck nel 2005 e 2006) e Dayle Bramhall II (seconda chitarra di E.Clapton tra il 2004 ed il 2009), coautori con la Crow di praticamente tutti i brani inediti. Completano l’album una serie di cover: Sign My name (Terence Trent D’Arby), Sideways (Citizen Cope) e I want your back, che vuole essere un’omaggio a Michael Jackson, di cui Sheryl era stata corista nel Bad World tour del 1987-1989. L’album vuole essere un tentativo della cantante di tornare alle sue radici soul, al sound che la spinse ad intraprendere, anche se percorrendo altre vie (country-pop-rock), la carriera musicale. Il risultato è una serie di brani orecchiabili, piacevoli ma poco incisivi; la Crow risulta poco convincente (ovviamente non aiutata dalla sua vocalità, ben differente da quella dei noti cantanti soul) ma se ne apprezza il tentativo di cimentarsi con un genere che non le appartiene. 100 Miles from Memphis è sicuramente una tappa interessante nella sua carriera, anche se probabilmente non destinato a diventare una pietra miliare nella sua produzione musicale.