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Anno edizione: 2014
Anno edizione: 2022
Anno edizione: 2021
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La scrittura poetica, immaginifica e allegorica di certo folk americano entra nel linguaggio cantautorale italiano, e spiazza un po’ tutti. Liberate dalla necessità di trasmettere un solo significato, di fornire una risposta univoca, le canzoni rinnovano ad ogni ascolto le proprie domande come quadri astratti di cui è facile catturare il sentimento sebbene ne sfugga la logica.
"Alice non lo sa" è il primo album di Francesco De Gregori. O meglio è il primo album SOLO di De Gregori, in quanto era stato preceduto da quel meraviglioso LP che è Theorius Campus, nato dall'esperienza musicale con Antonello Venditti. "Alice non lo sa" viene pubblicato in quello stesso 1973 che ha portato una ventata di novità nel panorama musicale italiano, sull'onda lunga del cambiamento le cui radici affondano nelle proteste studentesche del 1968. È giusto precisare fin da subito che l'album, ad un primo ascolto, può apparire piuttosto monocorde a causa di talune sonorità, che in certi casi risultano quasi acerbe, per il modo di cantare ancora sommesso e intimista che lo stesso De Gregori attribuirà, in un'intervista a Repubblica, "alla timidezza e al ritegno da novizio" che aveva all'epoca. Fin dall'esordio, però, i testi esprimono già la forza e l'incisività che solo l'autore sa trasmettere, per quanto i detrattori lo abbiano accusato di eccessivo ermetismo. Nel CD sono presenti 11 brani, tutti molto interessanti, con ritmi e arrangiamenti tra loro anche molto diversi, ma in ogni caso sempre da considerare con un ascolto attento e approfondito. Tra questi alcuni emergono con una certa prepotenza per la bellezza dei testi, o delle musiche, o di entrambi. "Alice" non ha bisogno di presentazioni, per quanto il testo ad ogni riascolto possa presentare sempre nuovi spunti di lettura. In realtà la scrittura di questo brano nasce in un fluire di parole che non fanno necessariamente riferimento a fatti o situazioni specifiche, per cui l'ascoltatore può attribuire un proprio significato alle liriche in base alle emozioni che queste suscitano in lui. Il successivo "1940" descrive, quasi fossero brevi istantanee, immagini e situazioni dell'estate di quell'anno terribile. Come un pittore tratteggia i suoi quadri con singoli colpi di pennello, De Gregori descrive momenti del giugno 1940 in cui l'Italia entrava in guerra, mentre l'esercito tedesco invadeva la Francia conquistando Parigi. Tutto ciò utilizzando un testo estremamente asciutto e frasi quasi sospese che definiscono in piccoli quadri ciò che avveniva in quei giorni. A seguire "Le strade di lei", "Suonatori di Flauto", "Buona notte fratello". Molto ascoltabile, specie per la strumentazione che fa leva sull'uso del banjo, "Sono tuo", nel quale l'autore descrive con il proprio inconfondibile stile un amore controverso. Notevoli anche "I musicanti" e "La casa di Hilde". Un piccolo capolavoro è "Il ragazzo", che racconta con un'osservazione attenta e accurata tutti i disagi della prima adolescenza, fatti di solitudine e comportamenti stravaganti, che spesso nessuno riesce a comprendere "...ha una voglia strana in fondo al cuore che nemmeno lui lo sa...se sia paura, oppure libertà". Da ascoltare anche "Irene" e "Marianna al bivio", quest'ultima dal testo piuttosto ermetico, che in qualche modo omaggia Leonard Cohen, ma comunque meritevole di riflessione sui suoi significati più nascosti. Quello che forse può essere considerato il brano migliore è però "Saigon", che rompe gli schemi della canzone popolare di quegli anni già nel momento in cui si rivolge ad una "donna giovane del Vietnam". All'inizio del 1973 a Parigi vennero firmati gli accordi che davano conclusione a quella guerra devastante, che ha segnato oltre vent'anni dello scorso secolo, con le sue implicazioni a livello mondiale '68 compreso. Per De Gregori la città diventa un simbolo ideale di libertà e di desiderio di pace, simboleggiato da un cielo che si può vedere attraverso i rami degli alberi: "Cerca il cielo attraverso i rami cerca il cielo e lo troverai. Sole nasce e sole muore ed il cielo non cambia mai, da qui a Saigon non cambia mai", "da qui a Saigon la strada è buona". L'album a suo tempo non ebbe grande successo di pubblico, ma ritengo che non si possa dire di conoscere De Gregori se non si ama "Alice non lo sa".
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