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Anno edizione: 2014
Anno edizione: 2018
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Questo album è tutto quello che uno si aspetta da un disco di musica leggera: gradevolezza nell'ascolto, semplicità (che non è una qualità affatto negativa) e una grande orecchiabilità. È uno dei capolavori maggiori del suo autore e, soprattutto pensando all'età della sua prima versione, l'album resta un evergreen caratterizato dalla semplicità con la quale si ricordano le sue canzoni. In altre parole, è il risultato di un lavoro eccellente e potrebbe essere considerata, per bellezza della raccolta, alla stessa stregua di un qualsiasi "greatest hits album" di De Gregori; per questo merita di prendere posto nelle librerie sia degli appassionati del genere, ma anche di ogni collezionista di buoni dischi.
Capolavoro assoluto della musica italiana: Rimmel e Pablo spiccano in un album comunque tutto di livello altissimo
Era il 1975, ed il giovane De Gregori tira fuori questo piccolo (solo per la durata, neppure 30 minuti...), grande capolavoro. Va detto che il principe del cantautorato romano in seguito ha dato ripetuta prova di essere uno dei migliori interpreti della canzone d'autore italiana, ma i vertici raggiunti con "Rimmel", sono inarrivabili. Il disco contiene delle ballate che presto sono diventati degli evergreen, "Buonanotte fiorellino" e "Pablo" su tutte, ma come non ricordare la title-track, "Pianobar", Quattro cani" o "Le storie di ieri", tra l'altro reinterpretata da De Andrè? I riferimenti a Dylan sono abbastanza evidenti, non solo per il modo in cui è suonata la chitarra ma anche per il modo di cantare. Le canzoni di De Gregori, spesso sono state tacciate di ermetismo. Probabilmente è in parte vero, ma la vena poetica dell'autore le rende comunque accessibili a tutti. E poi va detto che nonostante i temi trattati (come molti dischi anni '70) risentono della tensione socio-politica di quel periodo, il disco a 35 anni di distanza non ha nulla di antico. Io lo consiglio a chi ama sognare ascoltando buona musica e a chi ha nostalgia di quel periodo li. Quello dell fantasia (e della poesia...) al potere!
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