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Il nostro paese vanta una antica e nobile tradizione di canzoni cosi dette popolari. A questo non corrisponde, come generalmente accade per le cose buone, un altrettanto significativo e diffuso interesse, eccezion fatta per gli addetti ai lavori. e’ un dato. La dimenticanza con la compresente e progressiva perdita di memoria collettiva, appaiono ormai da qualche anno a questa parte, come alcuni tra i mali "culturali" maggiormente incidenti. Ne rimangono vittime fatti della storia, eventi del passato determinanti per capire il presente, ma soprattutto gli uomini e le donne normali, che attraverso le fatiche e le sofferenze del loro lavoro quotidiano hanno contribuito in modo concreto alla costruzione stessa dell’italia moderna. di questi uomini e di queste donne cantano le nostre canzoni popolari. Canzoni scritte dal popolo, ed in qualche modo - sottolineava de gregori dal palco del 1° maggio - scritte da tutti noi. Ci sono le storie dei tanti soldati partiti per le grandi guerre del secolo passato, degli innocenti giustiziati, degli amori combattuti, dell’attentato a Togliatti, della "rivolta" di reggio negli anni ’70, del duro lavoro nelle risaie, del naufragio dei migranti, ecc.. Francesco De Gregori e Giovanna Marini, da sempre attenti al tema della canzone popolare (in particolare la Marini), con questo disco "il fischio del vapore" (2002), le rendono un omaggio sincero e dovuto. Ll tutto parte da un’idea della Marini che, impegnata da anni nel mestiere di testimoniare con il canto e l’insegnamento il valore della tradizione popolare, riesce a coinvolgere il "principe" in un progetto che dal disco diverrà poi una lunga rappresentazione nei teatri italiani, fino a culminare (idealmente) nella presenza al concertone del 1° maggio, quasi a suggellare l’intimo legame fra mondo del lavoro e canzone popolare. Disco veramente molto bello. L’operazione "recupero e rilancio" mi sembra perfettamente riuscita, confermando (se ce ne fosse ancora bisogno) il valore artistico e culturale dei nostri due, nonché l’impegno militante nel ridare suoni alle voci del passato, nel tentativo estremo di salvare dall’oblio questa buona espressione di un'italia troppo spesso dimenticata.
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