Compositore fiammingo. Dopo esser stato fanciullo cantore alla cattedrale di Anversa, studiò forse con Binchois e fece parte (dal 1448) della cappella dei Borboni a Moulins, per divenire infine (dal 1452 ca fino alla morte) cantore e maestro di cappella alla corte di Parigi. Onorato a corte e insignito di prebende e privilegi, fu inviato in missione in Spagna (1470) e nelle Fiandre (1484). Considerato un genio della musica già dai suoi contemporanei, O. è la personalità centrale della seconda fase della scuola fiamminga, quella che segue Binchois e Dufay e precede Obrecht e Josquin Desprès. Contrappuntista formidabile, conoscitore di tutti i segreti della tecnica tradizionale, egli operò una mutazione di sensibilità, se non sempre di stile, rispetto ai suoi predecessori. La durezza gotica degli incontri dissonanti si scioglie spesso, nella sua musica, in una tendenza verso le consonanze pure, sempre accompagnata, tuttavia, da una sorprendente consapevolezza dei colori armonici e da un intenso fervore di sentimento. Con ciò, O. non rinuncia alla peculiarità saliente della scuola fiamminga: l'imitazione costante portata nell'interno di ogni minimo dettaglio della polifonia, sviluppata in una simultaneità di ritmi che ha qualcosa di vertiginoso e che costituisce la nota più personale del suo stile. La parte centrale della produzione di O. è costituita dalle 10 messe che ci sono giunte complete (soprattutto Au travail suis, L'homme armé, Ecce ancilla Domini, Quarti toni «MI-MI», Cujusvis toni, tutte a quattro voci) e dalle 3 frammentarie (in particolare Fors seulement a cinque voci). Compose inoltre un Requiem a quattro voci, che è il primo esempio di messa funebre polifonica, un Credo a quattro voci, alcuni mottetti (fra cui il famoso Deo gratias, a trentasei voci, e Intemerata Dei Mater) e una ventina di chansons.