Vitalogy

Dopo il successo planetario di Ten e Vs., il 1994 vede l’uscita Vitalogy, il terzo album dei Pearl Jam. Il 1994 è un anno segnato dalla tragica morte di Kurt Cobain e la sua figura emerge almeno in un paio di brani, Last Exit e Immortality. Vitalogy è un disco lontanissimo dai suoi predecessori, un album duro, cupo e sghembo, in cui Eddie Vedder ci regala alcuni dei testi più intensi della sua discografia. Strepitoso il packaging che si rifà a un libro sulla salute di inizi ‘900.

Era iniziata alla grande l'avventura Pearl Jam. Tre album perfetti, fotografia autentica dell'alternative rock americano dei primi anni 90. Qualcosa che andava ben oltre la sterile categoria del grunge. "Vitalogy" è il terzo di quei 3 album, quello che segna il confine tra la grande band e quella che da li in poi inizierà a fare il verso a se stessa producendo album mai mediocri ma incapaci di lasciare un segno duraturo. E' un album dalle due faccie questo; presenta i Pearl Jam più duri mai sentiti fino a quel momento ("last exit", "spin the black circle", "whipping") e i Jam più introspettivi che rispolverano quelle melodie distorte che avevano reso "Ten" il capolavoro che è. Valgano come esempio brani come "nothingman" e "immortality". Un album comunque coeso e diretto con un Vedder in stato di grazia. Dopo però inizia la discesa....