Children of the Light

Il pianista Danilo Perez, il bassista John Patitucci e il batterista Brian Blade hanno rappresentato tre quarti dello straordinario Wayne Shorter Quartet per più di un decennio. Successivamente i tre musicisti hanno anche continuato le loro carriere individuali come leader prima di tornare insieme per questo progetto intitolato “Children of the Light”. «Quando ho dato a Wayne Shorter una copia della registrazione gli ho detto: questo è per te, questo è il nostro regalo, la nostra dimostrazione di amore, cura e gratitudine per tutte le tue lezioni» racconta Perez. «Le composizioni di questo disco rappresentano l'idea di “andare oltre la musica”. Questo è quello che ci ha insegnato: di non pensare la musica solo in termini musicali, ma come uno strumento per il miglioramento della società. Si tratta di creare musica che unisca le persone». Le 11 tracce dell’album sono tutte composizioni originali dei tre i membri del trio, eccetto un’interessante rilettura di “Dolores”, un vecchio classico Shorter. I brani spesso non seguono strutture tradizionali, ma piuttosto si sviluppano come narrazioni cinematiche. «Per noi era come scrivere le colonne sonore della nostra vita» spiega ancora Perez «Si trattava di utilizzare la musica per dipingere una scena, usare i suoni per raccontare una storia». I bambini e la luce sono i due temi ricorrenti in tutta la registrazione. I riferimenti a bambini non sono solo espliciti (come ad esempio le voci nel brano “Milk Way”), ma anche suggeriti da alcuni dei temi, attraverso la loro immediatezza e giocosità. Per quanto riguarda l'idea della luce, essa è presente non solo nei titoli delle canzoni (“(“Moonlight on Congo Square,” “Lumen,” “Looking for Light”, “Light Echo/Dolores”), ma anche nell'approccio stilistico del trio che predilige atmosfere eteree e strutture aperte. Per quanto riguarda l’aspetto musicale, appare chiaro da subito che questo non è un trio qualsiasi. Perez, Patitucci e Blade hanno suonato insieme per la prima volta per il disco “Motherland” di Perez nel 2000, e il loro lavoro con Shorter gli ha permesso poi di sviluppare non solo una coesione unica, ma anche un linguaggio condiviso. «Noi non ci siamo riuniti per fare un disco. Abbiamo scritto musica insieme da quando ci siamo incontrati la prima volta, e Wayne ci ha incoraggiato, sostenuto e guidato lungo la strada» spiega Perez «John, Brian ed io abbiamo una lunga storia alle spalle e questo non è solo un album per noi, ma un impegno a continuare il nostro lavoro insieme. Abbiamo sviluppato un linguaggio peculiare, un modo di interagire e di arrangiare la musica che vogliamo continuare a esplorare e sviluppare».