Era il 1995 quando decisero di chiamare la band Radici Nel Cemento. Nella loro mente l’immagine era chiara: le radici di un albero affondano nell’asfalto della società moderna e più scavano e più il cemento si incrina. E’ la metafora della società italiana, che deve ricordare il proprio passato, spesso dimenticato troppo in fretta, per risolvere i suoi problemi interni. Per non rischiare di continuare ad essere riconosciuti come il Paese di Pulcinella. Ed è questo il titolo del nuovo album dei Radici Nel Cemento. Come i precedenti, il disco è stato ideato e registrato nel loro studio di Fiumicino.Gli elementi peculiari del loro sound sono presenti anche in questa produzione: ritmi in levare scandiscono temi di attualità che spaziano dalla politica, all’amore, alla società. Ska, reggae e funky saltellano in romanesco sostenuti da testiere e sintetizzatori che giocano un ruolo più incisivo rispetto al passato.Canzoni come Il Paese di Pulcinella, Siamo tutti omosessuali, M’illumino di meno, solo per citarne solo alcune, affrontano con sensibilità e dialoghi diretti, senza troppi giri di parole, temi di forte attualità quali i gravi problemi dell’Italia dei giorni nostri, morali, economici e culturali, a volte più spensierati come nel brano Le Biciclette. E poi Scegli il sole, Lassame perde e My woman, antico canto popolare giamaicano rielaborato, dove le donne sono ancora una volta muse ispiratrici di canzoni di grande successo. Ascoltando l’album non si può non immaginare di essere ad un loro concerto, momento di espressione che da ben tredici anni di storia della band attira migliaia di persone con la voglia di ballare e cantare il reggae, calypso e ska all’amatriciana dei Radici Nel Cemento.
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