L’articolo è stato aggiunto alla lista dei desideri
Cliccando su “Conferma” dichiari che il contenuto da te inserito è conforme alle Condizioni Generali d’Uso del Sito ed alle Linee Guida sui Contenuti Vietati. Puoi rileggere e modificare e successivamente confermare il tuo contenuto. Tra poche ore lo troverai online (in caso contrario verifica la conformità del contenuto alle policy del Sito).
Grazie per la tua recensione!
Tra poche ore la vedrai online (in caso contrario verifica la conformità del testo alle nostre linee guida). Dopo la pubblicazione per te +4 punti
Tutti i formati ed edizioni
Promo attive (0)
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
Voula e Alexandros son due fratellini greci che abbandonano la casa materna per incamminarsi verso la Germania alla ricerca del padre che in realtà non esiste. Il film di Angelopoulos è una metafora della vita, la vita come viaggio senza arrivo, un incessante percorso rettilineo verso una meta che non c'è. I due bambini sognano di ricongiungersi con il loro genitore, che non hanno mai visto. Inevitabile pensare all'uomo di fede, che nel corso della sua intera esistenza cerca Dio, un dio che non ha mai conosciuto, ma del quale avverte la presenza. Alexandros sogna suo padre quasi ogni notte, può solo immaginarne le sembianze, Voula ha la sensazione di essere seguita quando cammina per la strada, ma si volta e si riscopre sola, non c'è nessuno. Quando Voula sospetta che non ne valga la pena, Alexandros la rimprovera dicendole che fermarsi rappresenterebbe un tradimento. Di stazione in stazione si imbattono in strani incontri, il più importante quello con una compagnia di tristi teatranti, che continuano stancamente a recitare la loro parte, ma non c'è più posto per loro in una Grecia sventrata, desolata e livida, ben lontana dall'immaginario collettivo. Non c'è più posto per l'arte in una terra straziata da guerre e dittature, c'è solo un bimbo ad applaudire il violinista di strada mentre un ristoratore lo scaccia come un cane dal suo locale. Fotografia e colonna sonora funzionano perfettamente per conferire all'opera il tono giusto, per accompagnare il percorso dei due viandanti. I dialoghi, scritti con Tonino Guerra, ricordano il Tarkovskij di Nostalghia (anch'esso sceneggiato da Guerra) e l'indimenticabile monologo di Erland Josephson sull'umanità orfana di grandi maestri da seguire. E in tutto il film non mancano rimandi ai massimi autori del cinema europeo, da Bergman a Fellini, con gli attori in una spiaggia deserta, il mare d'inverno, la mano gigante estratta dall'acqua e sollevata da un elicottero. La scena finale in cui la nebbia si dirada e i due ragazzi abbracciano l'albero è la perfetta chiusura di un film magistrale, un racconto lirico, una dolente poesia d'amore dedicata alla propria terra ferita e al genere umano.
Recensioni
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
L'articolo è stato aggiunto al carrello
L’articolo è stato aggiunto alla lista dei desideri
Siamo spiacenti si è verificato un errore imprevisto, la preghiamo di riprovare.
Verrai avvisato via email sulle novità di Nome Autore