Estratta dal mega cofanetto "Prog Exhibition 2010", la nuova puntata della serie di pubblicazioni live della Premiata si presenta con tutte le carte in regola per prendere posto sui nostri scaffali. La scaletta di "Live in Roma" integra con nuovi brani (estratti dal recente e grintoso album strumentale "Stati di Immaginazione") e con un ulteriore prestito dal glorioso "Chocolate Kings" (annata 75) le oculate scelte antologiche degli ultimi album dal vivo. L'esecuzione non tradisce la reputazione del glorioso monicker, fornendoci anzi ulteriore conferma della perenne capacità della Premiata di amalgamare con successo il trasporto emotivo e il calore del palco con la precisione esecutiva e il virtuosismo elegante. In più, in ben 3 brani troviamo anche (grazie all'intelligente format adottato da Aereostella per Prog Exhibition) l'ospite illustre Ian Anderson. Il mastermind dei Jethro Tull porta in dote le sue "Bourèe" (arrangiamento rock prog del brano di Bach) e "My God" sul palco della PFM, per poi ritornare quasi a fine concerto con il suo iconico flauto traverso per una magistrale ospitata nella storica e mai invecchiata "La carrozza di Hans". A questo punto, mi tocca anche riportare l'unica nota dolente del prodotto: la performance vocale. Le ugole di Mussida, Di Cioccio e dello stesso Anderson accusano i colpi del tempo trascorso, e le scoppiettanti prestazioni strumentali non trovano supporto in un cantato spesso incerto e sforzato. Specialmente la Premiata, che ha avuto tra le proprie fila l'eccellente vocalist Bernardo Lanzetti, soffre parecchio nel confronto con il proprio passato. "Out of the roundabout" e "Harlequin", concepite proprio per Lanzetti, intonate da Di Cioccio, che è sempre stato più batterista e frontman che cantante, sono i brani che ne risentono maggiormente. E neanche Mussida ne esce indenne, faticando parecchio anche in cavalli di battaglia ormai consolidati quali "Impressioni di Settembre" e la "Carrozza". Ma la Premiata ha sempre investito le proprie energie migliori nell'impatto strumentale del proprio rock "immaginifico", e i cantati occupano sì e no un terzo del minutaggio complessivo, e quindi non riescono a scalfire l'inimitabile tiro di questi veterani. E i duetti con Anderson sono gemme assolute del rock colto, italiano e non. Per tutti i nostalgici, gli amanti del genere e i curiosi: da avere. Perché dove mancano il vigore giovanile e la freschezza vocale, sopperiscono una consolidata maestria e una insostituibile personalità. Ancora una volta, "E' festa".
