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Siamo tra le due guerre e il Signorino Raven viene assoldato per eliminare un importante uomo politico e di conseguenza far scoppiare il conflitto in Europa...visto anche il clima politico incerto, cupo e foriero di tregende. Alla fine però deve scappare da tutti: da Scotland Yard, dai mandanti stessi dell'omicidio che ha compiuto, che tra l'altro l'hanno ricompensato con soldi falsi.... Il racconto è scritto con fluidità e ritmo fino a metà, poi si perde e diventa un po' a mattone... peccato perchè l'intrigo poliziesco era venuto proprio bene; ma in generale il libro è interessante e merita di essere letto. I personaggi sono ben tratteggiati e curati con degli ottimi profili psicologici: sembra quasi di riuscire a vederli. Si fa con molto piacere il "tifo" per Raven, che ha avuto contro anche la natura, che l'ha marchiato con il labbro leporino.....un passato da dimenticare, ragazze che lo tradiscono ed ogni sorta di sventura: egli non si può fidare di nessuno all'infuori che di se stesso. La pietà cristiana di Greene trasforma il tutto in una parabola morale e la morte di Raven assurge ad una verità più profonda, non solo quella della giustizia, ma ce la presenta come una redenzione, una rigenerazione attraverso appunto l'esperienza di crimine e castigo.
Forse perchè è l'argomento della mia tesi o forse solo perchè ho imparato a conoscere il personaggio Greene prima dei suoi romanzi, vi assicuro che Una pistola in vendita è da leggere. Fermati a pensare che è stato scritto negli anni 30, che tutto quello che racconta pur essendo inventato sembra profetico. L'assassinio di un ministro amico del popolo, le esercitazioni con le maschere antigas e poi l'inizio dell'era investigativa come la conosciamo oggi. Mi è piaciuta la trama ed il personaggio principale, Raven, sfortunato dalla nascita ma leale a suo modo. Molto spesso in Greene non sono i personaggi peggiori quelli da biasimare anzi, è proprio in loro che si nasconde il bene più profondo.
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