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Anno edizione: 2010
Anno edizione: 2020
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Lettura in lingua originale difficile, perché l'inglese di Le Carré è ricercato, ricco, alterna registri diversi (strepitoso l'americano sgangherato del banchiere russo protagonista del libro). Quindi meglio l'edizione italiana. Come in altri romanzi di le Carré, le spie sono tristi e malinconiche e c'è qualcosa di toccante nelle scene di lunga attesa nello chalet tra le Alpi bernesi, l'Eiger oscuro che incombe come una minaccia. Gail è un personaggio femminile molto interessante, una donna intelligente, moderna, nulla a che vedere con la classica dark lady da spy story.
Dopo quintali di Follett e Grisham, mi sono finalmente "cimentato" con Le Carrè, e, considerata la sicura fama e bravura universalmente riconosciute, devo essermi imbattuto in un'opera "di passaggio". L'impianto della storia è sicuramente (e tristemente) verosimile (mafia russa, feroce, aggressiva, governativa, governi occidentali di per se schizzinosi che però davanti alla possibilità di fare affari d'oro si fanno pochi scrupoli, ecc...), ma lo svolgimento lo è molto meno; è decisamente poco credibile la vicenda dell'assistente di Oxford e la sua strafighissima fidanzata avvocato che diventano spie dilettanti, come poco credibile è tutto lo svolgimento, da Antigua alle Alpi svizzere, passando per il campo centrale del Roland Garros. Inizio lento, inutilmente complicato, a tratti noioso; parte centrale più, diciamo, attiva, finale, appunto, inverosimile. Tra l'altro, visto che di un racconto si tratta, inverosmile per inverosimile, poteva dargli un finale ben diverso, non così traumaticamente affrettato. Spero che il prossimo Le Carrè che acquisterò mi faccia ricredere sulle qualità di questo grande scrittore.
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