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La voce degli uomini freddi
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La voce degli uomini freddi - Mauro Corona - copertina
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voce degli uomini freddi

Descrizione


La storia di un paese dove nevica anche d'estate e gli uomini hanno la pelle fredda...

Un paese lontano, sperduto tra le montagne, fatto di anime solitarie appese alle rocce, dove nevica in ogni stagione dell'anno, dove la gente ha la faccia bianca di chi sta sempre al chiuso, e il carattere silenzioso e gelido delle nevicate. Lassù vivono donne e uomini soffiati nella neve, statue di ghiaccio che nessun fuoco potrà mai sciogliere. Si allenano a resistere alla vita sfidando le avversità, il freddo, le difficoltà di coltivare la terra, il pericolo delle valanghe. Ogni sera si riuniscono accanto alle stufe e i vecchi, a voce bassa, cantano ai giovani i fatti che hanno accompagnato le loro giornate. Una storia che non deve essere dimenticata.
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Dettagli

2013
235 p., Rilegato
9788804633778

Valutazioni e recensioni

Renzo Montagnoli
Recensioni: 3/5

Sono sempre stato un estimatore di Mauro Corona, un eccellente scrittore, le cui opere grosso modo si dividono in due filoni, a volte congiunti: quello che si potrebbe definire memorialistico, e che si traduce in un culto del ricordo, e quello più propriamente narrativo, cioè dove predomina la fantasia creativa. Non saprei dire in quale dei due inserire La voce degli uomini freddi, perché c’è si tanta inventiva, non disgiunta tuttavia da eventi accaduti realmente che, se anche non sono riportati con l’esatto nome, sono tuttavia facilmente identificabili (basti a pensare al finale che ripropone una tragedia come quella del Vajont). Essenzialmente ci troviamo in presenza di una favola e, come dovrebbero essere tutti gli scritti di questo genere, con una morale ben precisa. L’uomo non deve sovrapporsi alla natura, ma vi si deve adattare, come questo popolo freddo che da centinaia di anni resiste al gelo e alla neve, anche d’estate, al vento fortissimo, a temporali spaventosi e perfino alle valanghe, imparando di volta in volta qualche cosa e traendo così un’esperienza, da trasmettere ai posteri, per la continuazione della specie. Guai a chi, per sete di guadagno, vuole forzare la natura, perché questa si scatenerà e a farne le spese saranno solo e sempre gli esseri umani, come testimoniato dalle tragedie che colpiscono ogni anno diversi stati, compreso il nostro. La morale è quindi evidente e senz’altro condivisibile; però mi chiedo una cosa: per esprimere questo concetto così importante che bisogno c’era di scrivere la bellezza di 235 pagine? Peraltro, la narrazione, sempre così dinamica nei testi di Corona, qui è monocorde, quasi una nenia ossessivamente ripetuta. L’assenza poi di dialoghi e questo modo di esporre, imbastendo una vicenda con frequenti ripetizioni, finisce con l’annoiare chi legge, tanto che mi è venuta la tentazione più volte di chiudere il libro a dove ero arrivato, non andando più oltre. Quello che mi spiace maggiormente è che l’idea di fondo è buona, ma purtroppo sviluppata male, con una trama debole che, a differenza di altri romanzi dell’autore ertano, si trascina – diciamolo francamente – in modo penoso. Poi può anche darsi che questo mio giudizio così drastico sia del tutto errato, visto che l’opera è finalista a un premio prestigioso come il Campiello di quest’anno; resta però un fatto e cioè che uno come me, che ha trovato sempre appassionanti i romanzi di Corona, questa volta è arrivato all’ultima pagina con estrema fatica, nella continua e inutile speranza che qualche cosa cambiasse, che oltre agli uomini freddi anche l’autore diventasse un po’ meno gelido.

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Mauro Corona

1950, Erto (Pordenone)

Ha seguito fin da bambino il nonno paterno (intagliatore) in giro per i boschi. Intanto, il padre lo portava a conoscere tutte le montagne della valle. Dal primo ha ereditato la passione per il legno, diventando uno degli scultori lignei più apprezzati d'Europa; dal secondo invece l'amore per la montagna. Alpinista e arrampicatore fortissimo, Mauro Corona ha aperto oltre trecento nuovi itinerari di roccia sulle Dolomiti d'Oltre-Piave.È autore di, tra gli altri, Il volo della martora (CDA & VIVALDA, 1997, riedito da Mondadori nel 2014), di Finché il cuculo canta (1999), Gocce di resina (2001) e La montagna (2002) per Biblioteca dell'Immagine. Per i tipi Mondadori invece ha scritto Nel legno e nella pietra (2005), Aspro e dolce (2006), Vajont: quelli del dopo (2006),...

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