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Il testo è scritto in forma di appunti in ordine cronologico dell'unità D-503, un individuo di sesso maschile, di professione matematico, addetto alla costruzione del cosiddetto Integrale, una nave spaziale che porterà verso altri mondi il messaggio di perfezione che regna ormai sulla Terra da quando è stato instaurato il regime vigente. A seguito di catastrofici eventi precedenti alla vicenda narrata, sul pianeta è rimasta un'esigua percentuale e per regolarne l'organizzazione è stata redatta una tavola contente norme relative ad ogni aspetto della loro vita, persino il numero di masticazioni prima di inghiottire un boccone. Ogni attività si svolge ben in vista, tra pareti trasparenti. Le unità agiscono, vivono, si muovono e pensano come un solo uomo. Vanno al lavoro insieme, insieme passeggiano, insieme sono liberi per due intervalli di un'ora al giorno. In questo mondo regolato come un meccanismo e di cui ognuno è un minuscolo ingranaggio (facilmente sostituibile, peraltro), un gruppo di "terroristi" viene in contatto con D-503, cercando di spingerlo a boicottare i piani per la costruzione e il decollo della nave. La missione di sabotaggio proseguirà bene fino ad un certo punto, ma il triste finale (da cui sembra aver preso spunto Forman per "Qualcuno volò sul nido del cuculo") non lascia scampo a interpretazioni felici. Un testo dal linguaggio a tratti icastico, sinestetico, ma terribilmente lucido. Un personaggio che da cellula passa ad individuo e così sente passioni, pulsioni, l'amore, comincia a lavorare di immaginazione (ritenuta una malattia). Un individuo che finalmente vede aldilà del muro (fisico) che circonda la sua realtà e che scopre il mondo fuori.
Scritto come fosse il diario di bordo. Un futuro dispotico, chiaramente ispirato al presente Sovietico post rivoluzione. L'individuo ridotto a dei numeri, i sentimenti limitati. La vita indirizzata verso una felicità forzata. Vera felicità?
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