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I saggi qui raccolti, appartenenti agli ultimi anni della vita e dell'attività di Walter Benjamin, ci fanno conoscere un Benjamin piú legato all'attualità, alle prese con i problemi dell'arte di massa.
La Gioconda su un foulard o l’incisione di un concerto di Ravel diretto dall’autore stesso e ogni giorno riascoltabile sono due esemplificazioni di quel fenomeno che Benjamin definisce la «perdita dell’aura» nell’epoca della riproducibilità tecnica dell’opera d’arte, ossia la perdita del «qui e ora» magico e unico che si fonde con la creazione artistica e la contraddistingue. Nel chiuso di un’automobile, ad esempio, mediante un mangianastri si può ascoltare quel concerto di Ravel al di fuori della sua unicità spazio-temporale, oggettivandolo e spersonificandolo. Nondimeno, la perdita del carisma insito nell’opera d’arte, «unica» eppure riprodotta, non è deplorata da Benjamin con quell’atteggiamento aristocratico che contraddistingue alcuni esponenti della Scuola di Francoforte. Egli collega infatti la «perdita dell’aura» nella società contemporanea all’irruzione delle masse sulla scena e alla loro richiesta di beni culturali che è giocoforza diventino merce. La riproduzione dell’opera d’arte in «sede impropria» non ne comporta una perdita di qualità, ma piuttosto una desacralizzazione, il che favorisce un’esperienza laica della cultura e ne sostituisce il valore rituale con un valore espositivo antiestetizzante.
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Il libro è un saggio di critica culturale il quale sostiene che la svalutazione di un'opera d'arte è conseguente alla sua riproduzione meccanica. Come tale, soggetto e temi del saggio hanno molto influenzato campo della storia dell'arte e studi culturali, di teoria dei media e teoria dell'architettura. Benjamin ha scritto il suo saggio al tempo del regime nazista (1933-1945) in Germania, nello sforzo di produrre una teoria dell'arte che è "utile per la formulazione di richieste rivoluzionarie nella politica dell'arte" nella cultura di massa, insistendo che, nell'era della riproduzione meccanica, con l'assenza di valori tradizionali e rituali, la produzione di arte sarebbe intrinsecamente basata sulle prassi della politica. "L'opera d'arte nell'epoca della sua riproducibilità tecnica" ha molto influenzato l'intellettualismo della Scuola di Francoforte, in particolare l'estetica e le analisi politiche di Theodor W. Adorno, Max Horkheimer e Marcuse.
Una pietra miliare per capire il rapporto tra l'opera d'arte e la modernità. Il libro è una raccolto dei saggi più importanti di Walter Benjamin, pensatore dal destino sfortunato che continua a influenzare gli studiosi dell'arte e della filosofia. Il saggio che dà il titolo al volume è una riflessione attualissima per inquadrare il cinema anche alla luce delle più recenti tecnologie digitali. In particolare il saggio introduce la celebre distinzione tra estetuzzazione della politica e politicizzazione dell'arte che può essere ancora valida oggi per interpretare il presente.
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