Caro Michele - Natalia Ginzburg - copertina
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Letteratura: Italia
Caro Michele
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Descrizione


Sorta di Lessico famigliare dieci anni dopo, Caro Michele è un romanzo dai personaggi dispersi, divisi dall'incomunicabilità e destinati alla solitudine, e la scelta del genere epistolare suona provocatoria e simbolica.

«Il libro che una madre avvelenata può scrivere strappandosi di dosso i panni di madre»Erri De Luca

«Tutte le vite che s'intrecciano in questo romanzo sono fatte di passi sbagliati. Ma a nessuno di questi sbagli si sarebbe potuta opporre una scelta giusta e nessuno di questi passi avrebbe potuto essere indirizzato verso un traguardo migliore»Cesare Garboli

«Caro Michele»: il piú classico degli incipit epistolari è quello che Natalia Ginzburg sceglie come titolo del suo romanzo. Una madre già avanti negli anni ma ancora giovane e un figlio lontano fisicamente e ancor piú (e soprattutto) distante nelle idee, nelle esigenze, negli affetti e nei dolori. Un figlio per il quale la madre prova rancore, ma dal quale non riesce a staccarsi; e l'ultimo, irrescindibile cordone ombelicale è fatto di sole lettere. Sorta di Lessico famigliare dieci anni dopo, Caro Michele è un romanzo dai personaggi dispersi, divisi dall'incomunicabilità e destinati alla solitudine, e la scelta del genere epistolare suona provocatoria e simbolica.
Con la cronologia della vita e delle opere, la bibliografia essenziale e l'antologia della critica.

Dettagli

Tascabile
25 gennaio 2006
VI-186 p.
9788806179618

Valutazioni e recensioni

  • Bookicashelf
    La Ginzburg non delude mai!

    Natalia Ginzburg è una maestra nel trasformare la vita quotidiana in letteratura di grande profondità, e “Caro Michele” ne è una prova straordinaria. Pubblicato nel 1973 il romanzo si sviluppa attraverso lettere e frammenti di dialogo, una forma che permette di cogliere con rara intensità la psicologia dei personaggi e le loro relazioni. Attraverso le lettere scambiate tra i personaggi, il libro ti avvolge in un’atmosfera intima, fatta di affetti trattenuti, assenze pesanti e parole che spesso cercano di colmare silenzi più profondi. La storia ruota attorno a Michele, un giovane inquieto e sfuggente, e alla sua famiglia, in particolare la madre Adriana, che cerca di mantenere un legame con lui attraverso la scrittura. Quello che emerge non è solo il ritratto di un rapporto complesso tra madre e figlio, ma anche uno spaccato della società italiana del periodo e il senso di smarrimento di chi cerca il proprio posto nel mondo. La Ginzburg ha un talento straordinario per il non detto: ogni parola sembra essenziale, ogni pausa è carica di significato. Il suo stile, asciutto eppure profondamente emotivo, riesce a comunicare con straordinaria efficacia la solitudine, l’amore, le delusioni e le speranze dei personaggi. Apre abissi e crea personaggi che ti resteranno addosso anche dopo aver chiuso il libro. Non è una storia che grida, ma è una di quelle che si infilano sottopelle, e senza accorgertene, ti trovi a pensare ai suoi protagonisti come a persone che hai davvero conosciuto. La bellezza di Caro Michele sta proprio nella sua capacità di far emergere l’umanità nei dettagli più semplici, nei piccoli gesti, nelle lettere che cercano di colmare le distanze ma spesso finiscono per evidenziarle. È un libro che si legge velocemente, ma che lascia un segno duraturo. Se cerchi una storia intima, profonda e capace di far riflettere sulla fragilità dei legami umani, Caro Michele è una lettura imprescindibile.

  • Virginia
    Un buon inizio

    Ho ascoltato l’audio libro letto da Nanni Moretti e purtroppo ho avuto difficoltà a terminarlo. Forse non la voce più adatta, quasi per nulla recitato e lettura monotonale. Non avevo mai letto niente della Ginzburg, forse non il libri più adatto per approcciarsi a questa autrice.

  • lunediomartedi
    D leggere

    — “Io cerco di immaginarmi in un luogo o nell’altro la tua vita, però nello stesso tempo sento che la tua vita è diversa da come immagino, e così la mia fantasia è sempre più sfiduciata e più fiacca nell’intrecciare i suoi arabeschi sopra di te.” questo romanzo è, in sostanza, un lungo dialogo. o meglio: una serie di monologhi alternati, perché i personaggi parlano quasi solo attraverso le lettere che scrivono gli uni agli altri. gli intermezzi narrativi sono rari, brevi, e in stile Ginzburg: uno stile asciutto, martellante, sottile, che mi ricorda le sue pièce teatrali. nonostante tutto questo chiacchiericcio, però, appare subito evidente che questi personaggi parlano, ma non riescono a dirsi nulla. ripetutamente pronunciano le parole “pena”, “pietà” e “ipotesi”. perché quando gli sconosciuti si trasformano in conoscenti, non si può che provare pietà per le loro malinconie e la loro piccolezza; ma d’altra parte è impossibile conoscere davvero un’altra persona. possiamo solo formulare ipotesi; persino i figli, o i mariti, rimangono sempre estranei. di ognuno possiamo conoscere soltanto l'idea che ci siamo costruiti; a nostra volta, dobbiamo accettare le aspettative e l’immagine che gli altri ci hanno cucito addosso.

Conosci l'autore

Foto di Natalia Ginzburg

Natalia Ginzburg

1916, Palermo

Scrittrice italiana. Ha pubblicato i suoi primi racconti nel 1933 su «Solaria». Nel 1938 ha sposato Leone Ginzburg, e con lui e con i figli ha patito il confino per antifascismo dal 1940 al 1943. Nel 1950 ha sposato in seconde nozze lo scrittore Gabriele Baldini.Ha vissuto a lungo a Torino, ed è stata redattrice della Casa editrice Einaudi. I suoi libri di narrativa ("La strada che va in città", 1942; "È stato così", 1947; "Tutti i nostri ieri", 1952; "Valentino", 1957, premio Viareggio; "Le voci della sera", 1961; "Caro Michele", 1973; "La città e la casa", 1984), di memorie ("Lessico famigliare", 1963, premio Strega), di saggi ("Le piccole virtù", 1962; "Mai devi domandarmi", 1970; "Vita immaginaria", 1974; "La famiglia Manzoni", 1983)...

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