Questo libro di Niccolò Ammaniti é per me un vero enigma. Nella sua prima parte mi è piaciuto molto. Ha catturato benissimo la mia attenzione, facendomi sorridere e riflettere amaramente sulla realtà che ci circonda. Tutto ciò ha fatto sì che le aspettative fossero molto alte. Con questo romanzo Ammaniti, scrittore abile e maturo, ha voluto mettere a nudo (un po’ esageratamente) tutti i lati oscuri della contemporaneità. Con grande intelligenza e amara ironia é stato indubbiamente capace di raccontare perfettamente i vizi e le virtù dell’uomo. Ha descritto splendidamente i difetti dei vip e la rassegnazione in cui spesso è costretta a vivere la gente comune. Dopo questa prima parte, che faceva presagire risvolti brillanti, il romanzo ha iniziato a percorrere una lenta e improvvisa discesa. La situazione narrata, con l’inserimento di mostri, di sovietici e di altre creature difficilmente definibili, ha assunto tratti surreali e raccapriccianti. L’originalità dello sguardo surreale e inumano con cui Ammaniti vuole mettere in luce l’oscurità dell’uomo contemporaneo resta vittima di sé stessa, facendo assomigliare il libro ad un film dell’orrore dalle scene esageratamente macabre. Da questo momento in poi, l’eccesso che l’autore ha voluto toccare mi ha annoiata molto, tanto da non vedere l’ora che quella lettura molto poco piacevole e grottesca finisse il più presto possibile.
Che la festa cominci
Nel cuore di Roma, il palazzinaro Sasà Chiatti organizza nella sua nuova residenza di Villa Ada una festa che dovrà essere ricordata come il più grande evento mondano nella storia della nostra Repubblica. Tra cuochi bulgari, battitori neri reclutati alla stazione Termini, chirurghi estetici, attricette, calciatori, tigri, elefanti, il grande evento vedrà il noto scrittore Fabrizio Ciba e le Belve di Abaddon, una sgangherata setta satanica di Oriolo Romano, inghiottiti in un'avventura dove eroi e comparse daranno vita a una grandiosa e scatenata commedia umana. La comicità di Ammaniti sa cogliere i vizi e le poche virtù della nostra epoca. E nel sorriso che non abbandona nel corso di tutta la lettura annegano ideali e sentimenti. E soli, alla fine, galleggiano i resti di una civiltà fatua e sfiancata. Incapace di prendere sul serio anche la propria rovina.
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Anno edizione:2009
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Chiara_N 20 luglio 2024Libro enigmatico
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Forse è proprio il caso di prendere in considerazione la volontà dell’autore che ha definito questo libro come un ritorno, scusatemi il termine, al vecchio stile dei suoi primi lavori, come i racconti surreali e neri di “Fango”. L’unica differenza è che qui ci presenta un intero romanzo che, oltre a contenere avventure e personaggi buffi e cattivi, presenta un quadro satirico eccezionale della società di oggi. Da suo fedele lettore devo dire che gli altri lavori sono sicuramente più intensi ma la genialità di Ammaniti sta nel fatto che, come vi accennavo prima, ha volutamente rendere “leggero” questo romanzo. Buona lettura gente.
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Il libro tocca talmente tanti temi e in una maniera così “spassosa” e divertente che ti ritrovi a sorridere anche di aspetti per i quali, versare due lacrime di commiserazione, non sarebbe poi una cosa difficile! Il dramma è che, nella fantasia, si trovano tracce di una realtà dilagante in Italia che affonda le sue radici nella perdita di senso e di consapevolezza dell’essere adulto nella continua ricerca del “piacere” in tutte le sue forme e sostanze e nell’allontanarsi da ogni forma di responsabilità come se il “memento mori” non fosse un monito per costruire ma per “divertirsi e godersela”. Da leggere.
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