Ho sfiorato più volte le biografie di Simone Weil e Hannah Arendt. Nel desiderio di approfondirne vita e pensiero, ho scelto questo libro che in realtà si è rivelato altro da un saggio comparativo. L’autrice intesse una conversazione a più voci, introdotta e modulata dalle riflessioni di Virginia Woolf sul punto di vista femminile in relazione a Storia e strutture sociali. Le ‘protagoniste’ (alle due citate si aggiunge Rachel Bespaloff) sono accomunate dall’origine ebraica e dall’essersi trovate a vivere nella tempesta scatenata dall’ascesa del nazismo. Con diversa sensibilità ciascuna di loro ha espresso le proprie considerazioni su violenza e responsabilità, sul ruolo della poesia e della letteratura. La lettura è stimolante, ma l’angolazione scelta a tratti pare ingabbiare queste vite in una trama che esclude aspetti rilevanti del loro pensiero. Per chi voglia allargare il quadro il materiale non manca, come testimonia l’utile bibliografia in appendice.
Hannah e le altre
È questo un libro sulla differenza femminile. Simone, Rachel, Hannah sono tre donne, diversamente grandi, che con il loro sguardo hanno illuminato le tenebre del Novecento e hanno saputo leggere il mondo. Tutte e tre hanno vissuto gli stessi anni di guerre, totalitarismi e barbarie. Hanno affrontato le tempeste e i momenti più bui senza mai sottrarsi alla riflessione, all'impegno e alla ribellione. Simone e Rachel si sono sfiorate, Rachel e Hannah appena incontrate, eppure un forte quanto esile filo rosso ha intessuto la trama dei loro destini. Tutte e tre si sono confrontate con i grandi temi della violenza e del potere, ognuna secondo la propria indole e mettendo in campo la propria biografia. Simone, Rachel, Hannah hanno scritto e trattato i propri testi come se fossero sogni, scritture della mente e del cuore, personalissime elaborazioni dell'atto di vivere che tratteggiano una strada verso l'esistenza. E sono arrivate a toccare la materia pulsante della vita. Simone Weil, la più "strana" del gruppo, né brutta né bella, insolente e tenera, ardita e timida insieme. Fin da bambina si esercita al sacrificio, al digiuno e rifiuta i privilegi della sua classe. Non prende più lo zucchero quando sa che scarseggia per la povera gente, non porta le calze d'inverno, perché non tutti ce l'hanno. E intransigente e radicale, a costo di apparire ridicola. Ha una sincera aspirazione di giustizia. Ha bisogno di verità, un bisogno fanatico. Muore il 24 agosto del 1943, a soli trentaquattro anni...
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Anno edizione:2013
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Loris 31 marzo 2024
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