Uno spaccato crudo, irriverente, disturbante dei giovani rampanti americani
American psycho
Un romanzo insieme terribile e comico.
Patrick Bateman è giovane, bello, ricco. Vive a Manhattan, lavora a Wall Street, e con i colleghi Timothy Price, David Van Patten e Craig McDermott frequenta i locali più alla moda, le palestre più esclusive e le toilette dove gira la miglior cocaina della città, discutendo di nuovi ristoranti, cameriere corpoduro ed eleganza maschile. Secondo Evelyn Richards, la sua giovane, bella e ricca fidanzata, Patrick Bateman è «il ragazzo della porta accanto». Ma la vita del protagonista di Amrican Psycho è scandita da altre ossessioni. Quando le tenebre scendono su New York, Patrick si trasforma in un torturatore omicida, freddo, metodico, spietato. Al punto da incarnare l'orrore. Con American Psycho Bret Easton Ellis ha scritto il libro che meglio di ogni altro racconta gli anni Ottanta. Un decennio che, ora lo sappiamo, non è stato semplicemente una parentesi, ma l'inizio di qualcosa. Così, questo viaggio senza ritorno nella follia e nella spersonalizzazione a base di immagini patinate e ultraviolenza non ci parla solo di un «eroe» e del suo tempo, ma finisce per rappresentare noi stessi e i nostri giorni. E anche quelli che verranno. (Giuseppe Culicchia)
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Autore:
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Anno edizione:2014
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
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Sunshine 27 giugno 2025Geniale
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pincor80 19 maggio 2025American psycho
Durante la lettura, mi chiedevo spesso se fosse il caso di continuare o meno e di portare a termine questo libro, che definire disturbante è il minimo. Il dettaglio maniacale degli eventi macabri e lo stile di scrittura ti coinvolgono fino alla fine, e solo nelle ultime pagine ti rendi conto che il fastidio non deriva solo dagli omicidi, ma anche dalla banalità della società newyorkese di fine secolo scorso. È scritto divinamente, secondo me. Mi piace la descrizione maniacale di tutti i personaggi. Direi che è consigliatissimo!
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Maria Carla 07 aprile 2025American Psycho
Consiglio vivamente a chi ha voglia di immergersi nella mente di un uomo dichiaratamente e coscientemente disturbato, uno “yuppie” (young urban professional) degli anni ‘80 americani; anni che l’autore descrive brillantemente attraverso i ricordi frammentati (il romanzo é un memoir, dunque scritto in prima persona) di Patrick, spesso ridondanti e pieni di dettagli superflui, quali le minuziose e prolisse descrizioni di pietanze, outfit o prodotti per la cura del corpo. Tutte queste descrizioni permettono a noi lettori di immergerci a pieno nella realtà dei personaggi, realtà che ruota attorno alle superficialità e banalità delle vita e persino attorno alla banalizzazione del male e della violenza del nostro protagonista (il quale spesso confessa apertamente la presenza di un suo lato oscuro in pubblico, pubblico, peró, troppo impegnato a porre la propria attenzione su cosa indossi Patrick o che esercizi faccia per mantenersi così in forma). I primi capitoli del romanzo procedono un po’ a rilento (per poi incalzare da pagina 100), ma invito chiunque voglia intraprendere questa lettura a fidarsi del processo e a non demordere, perché è importante andare oltre la (apparentemente) insensata e prolissa descrizione di ogni dettaglio superficiale cui pone l’attenzione Ellis e che passa sotto gli occhi del nostro protagonista. Personalmente ho apprezzato parecchio questa tecnica narrativa (sebbene io non ne abbia prontamente colto la funzione) e che reputo il fulcro del romanzo (ci sembra di viaggiare nella mente di Pat) oltre che una chiave di lettura fondamentale per comprendere che ciò che leggiamo non è mero voyeurismo da parte dell’autore nei confronti di ogni tipo di violenza, ma un atto di rivolta e un’opera di distruzione delle pareti di quella gabbia invisibile dentro la quale sono intrappolati i personaggi di questo racconto (rappresentanti della categoria yuppie degli anni ‘80). Certamente consiglio la lettura di questo romanzo a chi è disposto a comprenderne gli intenti e a chi ha già macinato già un po’ di letture. Ho apprezzato in particolare modo il capitolo ‘A cena con Bethany’, perché é stato l’unico in cui io abbia scorto qualche principio di umanità in Pat (eccetto nelle ultime pagine). Ogni parola in questo romanzo é al suo posto e nel posto giusto, non è mai dettata dal caso e nulla é fine a sé stesso. Non potevo richiedere di meglio da una lettura.
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