Con tale romanzo, Primo Levi offre al lettore un drammatico resoconto sullo straniante processo di disumanizzazione messo in atto al campo di concentramento. In un contesto in cui l'obiettivo principale è quello di trovare il modo di restare in vita, nella speranza d'un'imminente liberazione, o di procurarsi il prima possibile la morte, nella rassegnazione all'idea di poter sopravvivere alla carneficina della Seconda guerra mondiale, l'autore tenta di preservare la propria umanità, il fulcro del proprio essere, che permette di guardare con distanza gli altri animali e le belve naziste e fasciste, che son tanto lontane da lui proprio per via dell'assenza, in loro, di questa componente a cui chi nutre speranza s'aggrappa con forza e disperazione, anche e soprattutto in uno dei più tragici e disperati momenti della storia della razza umana.
