Mi ha lasciato davvero senza parole come Vincenzo Rabito, analfabeta, sia riuscito a descrivere in questo modo la sua vita e le sue esperienze. Un libro che fa riflettere.
Terra matta
Un bracciante siciliano si è chiuso a chiave nella sua stanza e ogni giorno, dal 1968 al 1975, senza dare spiegazioni a nessuno, ingaggiando una lotta contro il proprio semi-analfabetismo, ha digitato su una vecchia Olivetti la sua autobiografia. Ha scritto, una dopo l'altra, 1027 pagine a interlinea zero, senza lasciare un centimetro di margine superiore né inferiore né laterale, nel tentativo di raccontare tutta la sua "maletratata e molto travagliata e molto desprezata" vita. Imprevedibile, umanissimo e vitale, "Terra matta" ci racconta le peripezie, le furbizie e gli esasperati sotterfugi di chi ha dovuto lottare tutta la vita per affrancarsi dalla miseria; per salvarsi la pelle, ragazzino, nel mattatoio della Prima e poi della Seconda guerra mondiale; per garantirsi un futuro inseguendo (con "quella testa di antare affare solde all'Africa") il sogno fascista del grande impero coloniale in "uno miserabile deserto"; per arrabattarsi, in mezzo a "brecante e carabiniere", tra l'ipocrisia, la confusione e la fame del secondo dopoguerra; per tentare, a suo modo ("impriaco di nobilità"), la scalata sociale con un matrimonio combinato e godere, infine, del benessere degli anni Sessanta.
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Autore:
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Editore:
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Edizione:1
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Anno edizione:2014
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
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Nirvana30stm 25 settembre 2023Consigliatissimo
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Franco Borasi 10 marzo 2017
Scrivere un libro è un’attività impegnativa e di lunga durata; provate allora ad immaginare una persona praticamente digiuna delle più elementari conoscenze di grammatica e sintassi che, giunto nella piena maturità e dopo una vita di lavoro duro, dopo due guerre mondiali e tante traversie, decide di mettersi a scrivere la storia della propria vita (e dell’Italia dei primo 70 anni del Novecento). Una fatica improba, su un migliaio di fogli fitti fitti, senza margini ed interlinea (poi ridotti a circa 400 pagine dai curatori). Se riuscirete ad entrare nella testa di Vincenzo Rabito e capire la maggior parte dei termini utilizzati, conoscerete un’altra storia italiana.
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Vincenzo Rabito prende improvvisamente una macchina da scrivere, oggetto a lui e al suo analfabetismo sino a quel momento sconosciuto, e mette nero su bianco tutto ciò che gli ha riservato la vita. Lo fa per ricordare tutto ciò che di bello ha vissuto ma lo fa anche per sfogarsi, a modo suo contro il suo destino, per sprigionare la rabbia che ha dentro, in modo schietto, spietato, senza tanti giri di parole. E' così che escono fuori, non solo i mali di un uomo, ma quelli del nostro passato e del nostro tempo.
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