Quattro capolavori del teatro russo - e della letteratura in generale - di cui non si parla abbastanza. Ogni pièce è piena di riflessioni sull'amore, la felicità e la sorte che ci scegliamo, temi che sono più attuali che mai. Consiglio particolarmente questa edizione per le bellissime traduzioni e per le brevi introduzioni prima di oggi commedia.
Capolavori
«Verrà un giorno in cui sapremo il perché di tutto questo, di tante sofferenze. Allora non ci saranno piú misteri, ma nel frattempo dobbiamo vivere!»
«I monologhi di Anja, di Sonja, di Masha, di Oľga, di Irina, nei quali il futuro luccica coi suoi colori come nelle sfere di cristallo delle veggenti somigliano ai finali di certi film di Chaplin, dove l'eroe si allontana svanendo in una lunghissima strada. In realtà la durevole attesa dei personaggi cechoviani si risolve in una torpida assenza, che per noi non è troppo diversa da quella dei due clown che aspettano il misterioso Godot». (Angelo Maria Ripellino)
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Anno edizione:2017
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
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Francesca 10 gennaio 2025Imperdibile
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Giggggi 30 dicembre 2024Capolavoro
Impossibile rimanere deluso da un libro che raccoglie 4 capolavori di un genio indiscusso del teatro mondiale. In più quest'edizione vanta delle traduzioni accurate, una prefazione che inquadra succintamente i principali temi della poetica di Cechov e - soprattutto- una parte introduttiva alle singole opere teatrali che è utilissima per entrare nel clima dell'opera
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Eugenio 16 giugno 2022Dolcemente tristi
Sono quattro le opere che serbano l'obiettivo di questa edizione di far conoscere la parte più visionaria e creativa del drammaturgo A. Cechov, memore di aver traslato molti dei conflitti e dibattiti della Russia, in bilico tra il nuovo e vecchio secolo, in dimensioni domestiche e borghesi, queste ricche di tradizioni quanto pregne dell'influenze occidentali. Dai dialoghi assai discorsivi si evince come la formula cechoviana, fino ad allora volta esclusivamente ai racconti, tenti di tramutarsi in scene recitate presso il Teatro dell'Arte, il quale effonde le opere prestate da Cechov in dei drammi, anziché in commedie come questi immaginava le sue pièce. Cechov infatti, designando il fato e le azioni dei suoi personaggi, immagina delle commedie dell'assurdo, dove i caricaturali protagonisti si rivelano infine antagonisti di sé stessi, mostrando esiti ove le chimere s'infrangono in forza della pragmatica realtà: opere di formazione, ove la razionalità sopperisce l'empatia dei personaggi, sino allora avvolti dalla patina dei propri animi - salvo, come nella prima opera, "Il gabbiano", la diretta arresa del protagonista, che collima col patimento che imbraccia la via della morte. Esponente di quella corrente che premette su l'intervento dell'arte negli ambienti casalinghi, paradigmi veraci - benché con personaggi assoluti nelle loro sfumature, quasi assurdi - e che tendevano a mostrare l'impatto emotivo dei cambiamenti che proprio nel passaggio tra i due secoli subisce la grande Russia: la conflittualità delle due epoche, di due stili di pensiero e correnti, le vecchie e nuove generazioni, un tutt'uno che si spoglia in definitiva d'ogni maschera, vergendo alle più semplici costatazioni della vita, ossia le avversità comuni di ogni popolo ma vestite della cultura e tradizioni russe. Interessante e base da cui approfondire un letterato perspicace, aperto non solo all'interpretazione della mentalità russa, ma anche al destino che a questi li attendeva e, forse, li attende.
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