Caminito. Un aprile del commissario Ricciardi

Luigi Alfredo Ricciardi è tornato, più umano che mai. Tutto il suo amore è riversato sulla figlia, preoccupato che possa avere ereditato anche lei "Il Fatto". Sullo sfondo una Napoli prebellica, oscura e impaurita dall'incertezza del domani. Un caso da risolvere non così originale e l'idea di far tornare tutti i protagonisti della saga è risultata un po' forzata. Grande assente Bambinella, relegato a non più di qualche pagina verso la fine del libro.

Molto bello

Quando ho saputo dell'uscita di una nuova avventura del commissario Ricciardi, stentavo a crederci. Era ancora fresca la ferita causata da un avvenimento dell'ultimo romanzo datato 2019 e questo nuovo libro mi sembra un contentino, ma si va avanti con la storia perchè evidentemente Ricciardi ha ancora qualcosa da dire. Sono passati 5 anni e l'Italia è profondamente cambiata: il fascismo si è impadronito del paese e si inizia a parlare di leggi razziali con alcuni personaggi che l'autore ci fa sapere essere ebrei. Il commissario ha una figlia di nome Marta e il padre deve metterla alla prova per soprire se anche lei ha la sua stessa tara, e cioè il vedere le anime dei morti e sentire il loro ultimo pensiero. In tutto questo ci sono, come al solito, tante sottotrame: quelle di Maione, del dottor Modo e anche dei vicequestore Ganzo che probabilmente verrà sviluppato nei prossimi romanzi. Io amo Ricciardi e questa serie, che preferisco su tutte: in questo però ci sono poche novità. Deluso no, ma mi aspettavo altro.