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Anno edizione: 2010
Anno edizione: 2013
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Come sempre De Luca riesca a incantarti con poco. A lui bastano meno di 100 pagine per catturarti, il suo stile di scrittura ti spinge a provare una profonda invidia perchè, solo lui, riesce a trasmettere con poche parole sentimenti ed emozioni. Nei suoi romanzi quello che è importante non è la storia, ma come viene raccontata. Per questo avviso sempre chi deve iniziare per la prima volta un suo libro: non dovete aspettarvi la trama ricca di colpi di scena ma la poetica ricercata in ogni sua parola.
Amo De Luca, amo come scrive, amo ogni suo romanzo. Sono quei romanzi che o si amano, o si amano. Non c'è spazio per odiare uno stile così libero ma preciso. Adoro il suo modo di raccontare i fatti, rende quella parte della nostra storia meno amara, ma più puerile e gioiosa. La prima opera, se non sbaglio, che ho letto era "Tu, mio", e questa ha sancito il mio stretto rapporto con ogni suo romanzo. Mi mancano ancora delle letture da portare a termine, ma proprio questo amore m'incentiva ad andare avanti e un po' spero che Erri non smetta mai di scrivere, che sia immortale (anche se, in fondo, lo è già e lo sarà sempre). Se volete una dose di amore in formato romanzo, De Luca è sempre la scelta giusta.
Sebbene lo stile di scrittura sia essenziale ma profondamente denso e immaginifico, non vedo nella trama un coinvolgimento del lettore come in altri romanzi di De Luca. Probabilmente non essendo napoletano ed essendo giovane, colloco personaggi, ambienti, emozioni e tempi troppo lontano da me e quindi non riesco a cogliere nella sua essenza la Napoli post-bellica. Ottimo l'uso del napoletano in alcuni dialoghi e, in più, i racconti di Don Gaetano sulla resistenza contro i tedeschi sono veramente una boccata d'ossigeno a una trama che proprio non digerisco.
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