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Anno edizione: 2011
Anno edizione: 2015
Anno edizione: 2015
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Un viaggio che è più un perdersi che un trovarsi come espresso nella quarta di copertina e nella prefazione di Claudio Magris che è un esperto di queste transnavigazioni senza mèta anche se il suo Danubio si svolge linearmente lungo il suo corso, dalla sorgente fino alla foce. Nel maestro portoghese, uso la reverenza dovuta ad un Nobel, questo viaggio si sviluppa in una sorta di guida turistica che turistica non è, un viaggio dell’anima dentro l’arte, l’architettura e l’amata a dispetto di tutto madre patria dell’autore verso la quale in ultima analisi il libro è un grande atto di amore. Partendo dal confine montuoso all’estremo nord del confine con la Spagna, nella regione del Tras o Montes, il percorso si snoda narrando delle circumnavigazioni non unidirezionali e spesso circolari del narratore-viaggiatore Saramago fra i luoghi di culto, spesso chiusi e sbarrati sottochiave e aperti appositamente per l’occasione per questo peregrinare del viaggiatore da solerti donne del posto in questa geografia residuale rispetto a tutto, rispetto all’ Europa per esempio del quale geograficamente il Portogallo è un estrema propaggine, (pronta a prendere il largo nel vasto oceano) e rispetto a sé stessa anche nella geografia del Portogallo con visite ai luoghi anche i più piccoli e sconosciuti alla massa, i musei annessi a queste Chiese in queste località spesso remote, i paesaggi della sua terra. Dalle Chiese ed alla loro pedissequa e a volte ripetitiva enumerazione delle loro opere d’arte, alle visite ai musei, ai palazzi e fortezze ci inebriamo e diventiamo anche noi stessi viaggiatori-lettori parte di quella terra e dei suoi tesori, impariamo a decifrare, portali, archivolti, stili architettonici, capitelli, periodi storici e correnti artistiche sovrapposte come spesso avviene in tutto il Portogallo. Alla fine si sa di piccoli villaggi arrampicati sui monti, di storie di visigoti, di Chiese e di paesaggi e di letteratura portoghese, quella meno conosciuta oltre i suoi confini. L’insistenza rivolta all’arte religiosa, omaggio laico alla bellezza della sua terra sulla quale il viaggiatore-Saramago sembra insistere crea una sorta di contrappasso (ma non fuori logica) rispetto alla sua dichiarata opposizione all’ autorità ecclesiastica che lo ha portato al suo dorato confino naturale nella selvaggia Lanzarote, fino a scoprire all’interno di quei borghi, qua chiamati villaggi o definiti solo con il loro nome proprio, le più recondite fiabe e leggende che si stagliano dai racconti dei villani e dalla penna immaginifica in vena di realismo magico di Saramago. Si può così scoprire la storia del fantasma Jose Junior, lo scemo del villaggio, rievocato dal ricordo della visita ad uno sperduto villaggio nelle Beiras, o arrivare a scorgere con la fantasia la casa della bella addormentata nel giardino di un palazzo rinascimentale al calar della sera, oppure altre suggestioni, anche solo letterarie da antiche leggende e fatti storici realmente accaduti come in grandi e tragiche storie d’amore fra dinastie reali avverse, il viaggio è anche infatti una rivisitazione di un fastoso passato in qualche modo rimpianto, il viaggio che si svolge da nord a sud senza una linea retta, facendo assaporare al viaggiatore-lettore il gusto di questa bellissima terra e il suono della sua musica di uno dei suoi più grandi cantori. Si prosegue così fino alle sue maggiori e conosciute meraviglie da Mafra, ad Alcobaca, da Sintra, alla sognata Lisbona fino alle riarse e bianche accecanti terre dell’ Alentejo, per finire nella dispersione continua a sud nell’ Algarve dove come sul miele le formichine del turismo di massa accorrono frenetiche, come in un controcanto rispetto a quello lieve, poetico e straniante che è quello che fa e ci fa fare Saramago con la sua maestria in queste 450 pagine tutte da godere.
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