Dichiaratamente autobiografico, questo romanzo si articola su un canovaccio di scenette sconclusionate, che raccontano in modo dispersivo e disorganico le vicende di un aspirante bohemien americano a zonzo per Parigi e di altri personaggi, uno più squallido e insulso dell'altro. Le uniche cose che sembrano interessare a questo borghese piccolo piccolo sono le mangiate a sbafo e le puttane a cui si accompagna di frequente, descritte con gelida disumanità. Insomma, incredibilmente tanto celebrato, “Tropico del cancro” è poco più di una sequenza di sfoghi senza capo né coda, pastrocchio demenziale pieno zeppo di luoghi comuni e di pregiudizi stucchevoli. Ad essere intollerabili non sono certo l’erotismo esplicito o le descrizioni infantili delle secrezioni/deiezioni più disparate con le quali Miller spalma quasi ogni pagina e che gli sono costate un ostracismo quasi trentennale: al giorno d’oggi si leggono cose ben più pesanti in tantissimi libri che escono quotidianamente senza riuscire a scandalizzare più nessuno. Disgustosi sono il deserto morale e l’insulsaggine delle vicissitudini narrate, che si leggono dapprima con indifferenza poi con noia e infine con crescente irritazione. C’è chi ha parlato di flusso di coscienza, a proposito di questo libro; ma forse sarebbe meglio parlare di flusso d’incoscienza: quella del povero lettore, che per arrivare alla fine del romanzo deve soffrire la noia più insostenibile. E’ assolutamente incredibile che fior di critici abbiano giudicato alla stregua di un un capolavoro un ignobile polpettone come questo. Qualcuno ha paragonato Miller a Bukowski: ma che assurdità…Bukowski è un signor scrittore, capace di disturbare il lettore ma anche di suscitare emozione ed empatia; confrontato a Miller, un gigante della letteratura mondiale.
Tropico del cancro
Nell'incantata, effervescente Parigi degli anni trenta, precisamente nel 1934, viene pubblicato da un piccolo editore un libro intitolato "Tropico del Cancro": sarà la miccia di uno scandalo morale e di un'insurrezione letteraria che attraverserà tutto il secolo. Negli ambienti più conservatori si parla di pornografia, nei caffè avanguardisti si inneggia alla rivoluzione: la verità è che "Tropico del Cancro" è uno dei grandi capolavori della letteratura novecentesca, un romanzo autobiografico insostituibile per la forza e la fluidità del suo linguaggio, la potenza del suo immaginario, la vivida resa degli ambienti e dei caratteri. È lo stesso Miller a parlarci di sé in prima persona, a raccontarci dei suoi amici, dei miseri eppure vibranti quartieri che attraversano e vivono. Di ubriachezza in ubriachezza, di donna in donna, di rissa in rissa, di illuminazione in illuminazione. Con una scrittura travolgente e fluviale, che trasfigura ogni evento delle piccole, eccezionali vite che sono le vite di tutti noi, facendole diventare un'epica nuova, l'epica dell'essere umani, un'epica che cantiamo tutti ritrovando in noi la sete di libertà di questo scrittore. Con contributi di Mario Praz.
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Autore:
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Collana:
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Anno edizione:2013
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Formato:Tascabile
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
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Gracco Babeuf 09 maggio 2025Un pastrocchio sconclusionato
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Marika 09 gennaio 2025Consigliato
La vita bohemien, Parigi, tutto molto bello, leggetelo e non ve ne pentirete.
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Angelo Colella 30 dicembre 2024Henry Miller profeta della moderna società
In questo libro, che ho avuto la fortuna di leggere nella città in cui è ambientato, Henry Miller definisce un'idea di vita, umanità e società che a prima vista può sembrare superficiale ma che dietro di sé nasconde una verità gigantesca difficile da mettere in parole. Spettri e ombre di Parigi si aggirano per questa prosa che scorre come un fiume.
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