Che dire? L'autore non ha certo bisogno di presentazione, questo piccolo saggio è davvero un libro che non dovrebbe mancare nella libreria degli appassionati del settore del vivaismo, del giardinaggio ma anche semplici lettori interessati a ripercorrere la storia del giardino unita all'amore per il verde. Consigliatissimo.
L' arte dei giardini. Una breve storia
Nella storia del pensiero il giardino è sempre stato visto come una metafora vitale dell'opera di Dio, dal mito fondativo dell'Eden fino ai giardini zen giapponesi. Le diverse epoche storiche non hanno fatto quindi che interpretare il particolare rapporto sviluppato dall'uomo con la natura, proprio attraverso l'arte dei giardini, per la loro capacità di risvegliare gli accordi profondi dell'animo umano. Ma senza cura non si dà giardino. Mondo chiuso, indefinitamente malleabile, il giardino dà corpo al vecchio sogno del microcosmo. Lo si struttura, consapevolmente, come l'immagine, su scala umana, del Cosmo smisurato. In un giardino tutto diventa possibile. Vi si può modellare a proprio modo la creazione, giocare con le stagioni, le luci, le prospettive, le chiome. Per questa ragione, i giardini di un'epoca sono tanto rivelatori dello spirito che la anima, quanto possono esserlo la scultura, la pittura o le opere degli scrittori. Il libro dedicato da Pierre Grimal alla storia del giardino, leggiadro e colto al contempo, costituisce ancora oggi una chiave d'accesso essenziale a uno dei temi cruciali della nostra storia culturale.
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Anno edizione:2014
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Jack_russel 04 gennaio 2025Un must have
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Più che una breve storia, un saggio. Un saggio che risulta poco prolisso per essere un manuale di architettura e troppo tecnico per essere una semplice “breve storia”. Tuttavia si tratta dell'unica opera esistente interamente dedicata al culto e allo studio dei giardini dall'antichità all'Ottocento. Colui che si è addentrato in questa sfida letteraria -vinta- è Pierre Grimal, un filologo francese che accettò di far tradurre il manuale, pubblicato nella sua lingua madre nel 1987, anche in lingua italiana. A proporglielo fu ai tempi una neolaureata in architettura, Marina Magi, che si occupò interamente della traduzione, stampa e diffusione del manuale. E si può certamente dire che anche lei abbia vinto la sua ambiziosa quanto pregiata sfida. Grimal, Cicerone d'eccezione, ci invita a seguirlo metaforicamente per sei tappe che si distinguono per luoghi e per tempo. A sussurrarci le direzioni giuste, il prezioso lavoro di traduzione di Marina Magi. Le sei mete letterarie prevedono: i giardini nell'antichità; l'eredità del giardino antico in Oriente; l'eredità occidentale del giardino antico, il giardino medievale; il giardino classico; il giardino pittoresco; i giardini della Cina e del Giappone. Per Grimal elevata importanza è rivestita dal ruolo e dal carattere dei giardini ideati e creati nel corso dei secoli e dei periodi storici (antichità, Medioevo, Classico, Rinascimento fino ad arrivare ai giardini zen giapponesi). Per il ruolo, evidenzia con note di delusione l'uso degli spazi aperti con scarsa cura e progettazione, per lo più come ambienti per coltivare piante, arbusti, alberi. Da qui si ricava un uso utilitaristico dell'ambiente che poco richiama le immagini romantiche di estrema bellezza che invece sono, suggerisce lo scrittore, un punto di arrivo massimo dell'arte presa in esame. Questo utilizzo poco curato ha vita prospera dall'antichità sino ai primi del Rinascimento, quando finalmente al centro dell'attenzione cadrà la bellezza, la struttura e la progettazione di uno spazio incantevole. Spazio che sia sfruttato per scopi religiosi, commemorativi, di raccoglimento o con semplicità per rilassarsi, lo si scopre dalle lunghe e certosine testimonianze di volta in volta riportate e commentate da Grimal, con la significativa -quanto identificativa- visione e precisione di un filologo/archeologo. Il cuore del libro è composto da una ventina di immagini a colori in cui vengono illustrati i giardini più famosi e complessi della storia.
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