Senilità - Italo Svevo - copertina
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Letteratura: Italia
Senilità
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Descrizione


«Quando una ragazza permette ad un giovine di dirle d'amarla, ella è già sua e non più libera.»

Pubblicato nel 1898, Senilità passò inosservato nella prima edizione e venne riscoperto soltanto nel 1927, dopo il successo di La coscienza di Zeno. Prediletto da Joyce, da Montale e da Valery Larbaud, è forse il più lacerante e misterioso dei tre romanzi di Svevo, e basterebbe da solo a collocare lo scrittore triestino ai vertici della narrativa europea novecentesca. «Doppiando il fantasma che è al cuore di qualsiasi fare artistico, nella lotta amorosa, al cui cuore c'è pure fantasma – come scrive Del Giudice nell'Introduzione – Svevo riuscì a comporre l'unico romanzo d'amore "moderno" che abbiamo in Italia a cavallo del secolo, quello in cui per la prima volta viene dolorosamente in chiaro come la forma dei rapporti amorosi non possa più sostenere la vitalità del fantasma, la dirompenza del sogno e del desiderio.»

Dettagli

Tascabile
4 giugno 2014
272 p., Brossura
9788807901409

Valutazioni e recensioni

  • Setty
    Mediocre

    Lento e patetico molto spesso, ci ho messo un sacco di tempo per finirlo. La trama non è granché

  • Luisa
    L'inettitudine

    E' un'opera che esplora le profondità dell'animo umano attraverso il prisma della modernità di fine ottocento. Il romanzo rappresenta una acuta analisi della condizione dell'intellettuale piccolo-borghese, incarnata nel protagonista Emilio. La narrazione si sviluppa intorno a questa figura e il vero fulcro del romanzo è l'esplorazione dell'inettitudine che emilio incarna perfettamente: uomo intrappolato tra volontà di vivere e incapacità di farlo pienamente. La sua senilità non è anagrafica ma esistenziale, rappresentando quella paralisi della volontà che caratterizza l'intellettuale moderno.

  • francesca
    bellissimo

    Svevo in questa opera ha, per certi versi, uno stile realista.
Ossia vuole analizzare dal di dentro le dinamiche delle generazioni giovani del suo tempo, alle prese con una crisi esistenziale e di valori, causate da un "dolce far nulla" che si traduce in comportamenti vili, tradimenti, noia e ozio quotidiano.
Lo stile di scrittura è asciutto, implacabile, sottilmente psicologico e la scena si svolge per le vie di Trieste sul fare della fine del 1800.
Sono tutti personaggi negativi, tranne la sorella repressa del protagonista, che viene tratteggiata dall'autore come una vittima sacrificale dell'incapacità altrui di mettersi nei panni del prossimo e superare i propri egoismi e desideri. In Emilio vivono due anime che non riesce ad unire, calato nella soddisfazione ondivaga del possesso incompleto di Angiolina, tra sogno e desiderio, gelosia e menzogna, tentando di ingannare gli altri, e se stesso, sull’ importanza della sua avventura. Svevo con il suo protagonista introduce il ricorrente tema dell’inetto nel corso del Novecento.

Conosci l'autore

Foto di Italo Svevo

Italo Svevo

1861, Trieste

Pseudonimo di Ettore Schmitz. Di famiglia ebraica per parte di madre, e di padre tedesco, compì gli studi medi in Baviera; nel 1879 si iscrisse all'Istituto superiore di commercio di Trieste, ma l'anno seguente, per problemi economici familiari, dovette trovare un impiego in una banca, dove lavorò per vent'anni. Fu questo anche il periodo del suo apprendistato letterario: cimentatesi in articoli, abbozzi di racconti, pagine autobiografiche, nel 1890 fece uscire a puntate, su «L'Indipendente», la sua novella 'L’ assassinio di via Belpoggio'. Nel 1892 pubblicò il suo primo romanzo, 'Una vita'. Nonostante la già evidente abilità del narratore, il romanzo passò inosservato; identica sorte toccò sei anni dopo al suo secondo libro...

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