Sono rimasta molto favorevolmente colpita da questo libro dallo stile scorrevole e il ritmo incalzante, di facile lettura ma non privo di spunti per riflettere. Riflettere sulle ideologie politiche, così lontane e avulse dalla realtà quotidiana; su come "i due estremi si incontrino": che differenza c'è tra un regime di destra e uno di sinistra? Repressioni e punizioni, arresti e condanne, il voler livellare e appiattire le menti rendendo tutti uguali (stessi pensieri, stessa vita, stessi abiti, ecc.), non sono forse il frutto di un unico "albero"? C'è sempre chi comanda e chi si lascia comandare, ma ci sono anche quei pochi che invece non tollerano di subire coercizioni di alcun tipo, vogliono essere liberi di pensare, vestirsi, viaggiare, ascoltare musica, secondo i propri gusti e le proprie inclinazioni: chi è a destra e chi è a sinistra? Difficile poterlo stabilire! Non è una storia vera, ma solo ispirata a un periodo storico molto complesso, in una Germania spaccata in due da quel tristissimo muro di Berlino. Chi sta meglio e chi peggio? Meglio di qua dal muro o al di là? E' pura utopia un Paese dove tutti sono uguali, tutti collaborano a un unico fine, hanno un lavoro e un'assistenza, ma non possono permettersi di "pensare"? O meglio invece una società capitalistica ma libera, dove sgomitando, si riesce (ma non tutti!) ad avere soldi a sufficienza per potersi permettere ogni tipo di "lusso" possibile? Evidentemente molti ragazzi di Berlino Est preferivano questo, e tanti sono diventati vittime delle loro stesse speranze, sognando di oltrepassare quel muro che li separava da un mondo libero, in cui poter vivere sereni, coltivare i propri interessi, esprimere le loro idee, vestirsi e pettinarsi come volevano, ascoltare la loro musica preferita. A parte il finale forse un po' frettoloso, mi è piaciuto e lo consiglio.
Germania, 1972. Alex Ostermann vive con la sua famiglia a Berlino Est. I genitori hanno credenziali irreprensibili per il regime, ma lui e sua sorella Geli non sposano interamente la propaganda sovietica e si ostinano a vedere del buono nella cultura occidentale. Alex è affascinato dalla musica rock, ascolta di nascosto i Rolling Stones e i Led Zeppelin e ha perfino formato una piccola band con alcuni amici. Geli, sempre vestita di nero e con le sue fotografie di edifici in rovina, mostra inclinazioni "decadenti". A casa, i genitori fingono di disapprovare le passioni dei figli mentre l'unica a parlare in modo critico del regime è la nonna. Alla fine l'eccessivo "individualismo" dei ragazzi, pericoloso per la "causa socialista", attira l'attenzione della Stasi, che comincia a tenerli d'occhio. Quando le pressioni diventano insopportabili, la famiglia Ostermann riesce a fuggire dalla Ddr, ma a un prezzo che Alex e Geli non sono disposti a pagare. Età di lettura: da 12 anni.
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Informazioni:
Il ragazzo di Berlino Dowswell, Paul and Morpurgo, Marina
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Collana:
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Anno edizione:2018
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Sono rimasta molto favorevolmente colpita da questo libro dallo stile scorrevole e il ritmo incalzante, di facile lettura ma non privo di spunti per riflettere. Riflettere sulle ideologie politiche, così lontane e avulse dalla realtà quotidiana; su come "i due estremi si incontrino": che differenza c'è tra un regime di destra e uno di sinistra? Repressioni e punizioni, arresti e condanne, il voler livellare e appiattire le menti rendendo tutti uguali (stessi pensieri, stessa vita, stessi abiti, ecc.), non sono forse il frutto di un unico "albero"? C'è sempre chi comanda e chi si lascia comandare, ma ci sono anche quei pochi che invece non tollerano di subire coercizioni di alcun tipo, vogliono essere liberi di pensare, vestirsi, viaggiare, ascoltare musica, secondo i propri gusti e le proprie inclinazioni: chi è a destra e chi è a sinistra? Difficile poterlo stabilire! Non è una storia vera, ma solo ispirata a un periodo storico molto complesso, in una Germania spaccata in due da quel tristissimo muro di Berlino. Chi sta meglio e chi peggio? Meglio di qua dal muro o al di là? E' pura utopia un Paese dove tutti sono uguali, tutti collaborano a un unico fine, hanno un lavoro e un'assistenza, ma non possono permettersi di "pensare"? O meglio invece una società capitalistica ma libera, dove sgomitando, si riesce (ma non tutti!) ad avere soldi a sufficienza per potersi permettere ogni tipo di "lusso" possibile? Evidentemente molti ragazzi di Berlino Est preferivano questo, e tanti sono diventati vittime delle loro stesse speranze, sognando di oltrepassare quel muro che li separava da un mondo libero, in cui poter vivere sereni, coltivare i propri interessi, esprimere le loro idee, vestirsi e pettinarsi come volevano, ascoltare la loro musica preferita. A parte il finale forse un po' frettoloso, mi è piaciuto e lo consiglio.
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