Questo libro è stato una vera sorpresa. Si tratta di un romanzo epistolare polifonico: sono molti i personaggi che scrivono e ricevono lettere e ciascuno ha una propria voce, differenziata dalle altre per il linguaggio, le espressioni, il modo di raccontare. L’autore è riuscito a raccontare una parte della società francese senza forzature e con grande intrattenimento del lettore. Soprattutto ha saputo presentarci un’inquietante prospettiva, che più delle altre è forte oggi: la capacità umana di ingannare e far del male senza scrupoli, falsificare le emozioni anche attraverso un’arte così personale e privata, come quella dell’epistolografia.
Le relazioni pericolose
Nulla è lasciato al caso nelle Liaisons dangereuses [1782), romanzo epistolare che ruota attorno alla rete di intrighi ordita dal visconte di Valmont e dalla sua ex amante, la marchesa di Merteuil: libertini privi di qualsiasi scrupolo che ricorrono alla seduzione per corrompere nell'anima e nel corpo le vittime dei loro raggiri, come l'innocente mademoiselle de Volanges, che finirà i suoi giorni in un convento, e la virtuosa madame de Tourvet, che morirà di vergogna e rimorsi. Il cinismo, l'ipocrisia e la depravazione sono le armi dei due spregiudicati comprimari, che dell'immoralità hanno fatto l'unica regola di vita e dalla corruzione ricavano un piacere tanto più grande quanto più numerose sono le difficoltà che si frappongono ai loro disegni. Lucido e amaro non meno che drammatico per la sua capacità di mettere a nudo l'abisso di perversione cui può spingersi il cuore umano, il capolavoro di Laclos costituisce un primo abbozzo di quella «scienza del male» che troverà compiuta espressione nel marchese de Sade nonché un implacabile atto d'accusa dei costumi della nobiltà cortigiana, della sua crudeltà e della sua dissolutezza. Introduzione di Maurizio Cucchi.
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Edizione:2
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Anno edizione:2019
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Certamente è un grande capolavoro della letteratura francese del ‘700 che ha avuto allora e continua ad avere un grande successo di lettori perché è un libro accattivante che non dimostra affatto tutti gli anni che ha per svariati motivi. Primo perché Laclos ha scritto questa vicenda in una forma epistolare pressoché perfetta, che ha la capacità di mettere in stretto rapporto il lettore con il personaggio di cui sta leggendo la lettera. Ha saputo rendere infatti con i vari stili delle lettere i diversi caratteri dei personaggi sia quello infantile di Cecile, o quello sdolcinato di Danceny, ma soprattutto quello ipocrita ed astuto della Marchesa e del Visconte di Valmont. Ci sono delle pagine anche molto interessanti e affascinanti, pagine che svelano un eccellente gioco di seduzione che unisce i due complici/rivali che attraggono anche il lettore che rimane incollato a quelle pagine. Però sotto a tutte queste vicende c’è l’aspetto più importante e che rende il libro molto attuale e cioè l’evidenziazione dei difetti più macroscopici dell’uomo : la vanità, la crudeltà fine a se stessa o utilizzata per perseguire la propria gloria sociale e i propri interessi. Inoltre l’autore evidenzia sì quanto l’uomo possa essere perfido e traditore ma inoltre come la società parigina sia vuota, i rapporti interpersonali opportunistici, i valori morali ridotti a vuote maschere e fantocci, sventolati solo come una falsa bandiera. Nessuno dei personaggi, neanche la presidentessa de Tourvel, che è forse l’unica che ha una coscienza più consapevole e sofferta, riesce ad avere una posizione morale credibile. A mio parere non ci sono né vincitori né vinti, perché se i cattivi avranno la giusta “ pena”, i buoni , pur traditi nella fiducia, nulla hanno fatto per difendersi soprattutto per paura delle apparenze e dei giudizi della società. Un romanzo universale, però, perché se passano gli anni e se ormai non si adoperano più inchiostro e penne d’oca circolano ancora oggi lettere, email che seminano pettegolezzi, cattiverie e crudeltà. La vanità e l’egoismo sono i veri vincitori.
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