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Un libro decisamente bello, ma anche molto toccante e triste, pieno di dolore e angoscia che tratta uno dei momenti più oscuri della nostra storia. L'autrice narra della deportazione del popolo della Lituania fino in Siria. L'orrore ci viene narrato da una protagonista soltanto adolescente, che si ritrova costretta a vivere un'esperienza così brutale e distruttiva. Anche se tratta di una tematica impegnativa, il libro riesce comunque a risultare scorrevole, senza essere mai pesante si fa leggere volentieri, trasmettendo tantissime emozioni.
Uno dei migliori libri che abbia mai letto. Il romanzo riporta alla luce l'ennesima pagina di dolore e morte, di cui si è pubblicato quasi niente: la deportazione e la soppressione del popolo lituano per mano dei russi. La potenza narrativa ti introduce nel romanzo accompagnandoti ad ogni capitolo, rendendo il racconto fluido e scorrevole nonostante la drammaticità dei fatti. La storia viene raccontata attraverso gli occhi di una ragazzina di appena quindici anni, cresciuta troppo presto in così poco tempo, dovendo affrontare una dura prova, malattie, morti, la fame..... Descrive in maniera dettagliata i particolari di un viaggio terribile verso l'ignoto dove morte e violenza ne fanno da padroni. Mi è piaciuto anche il modo di scrivere dell'autrice, riuscire a includere momenti presenti di terrore e tristezza dei vari personaggi a momenti passati, in cui la famiglia stava bene ed era felice. Bella l'immagine di questa madre che adora i figli, cerca di dare loro ogni tipo di conforto, che spera fino all'ultimo di tornare a vivere e che ama tutti, persino i suoi nemici, dando un buon esempio ai suoi due figli. Mette in evidenzia angoscia, amarezza, tristezza e paura di ogni personaggio. Consiglio vivamente la lettura ad ogni età, ma soprattutto ai giovani , affinchè non si commettano nel futuro le brutalità e gli errori compiuti nel passato.
Il romanzo della Sepetys riporta alla luce l'ennesima pagina di dolore e morte, scritta durante il secolo scorso: la deportazione e la soppressione del popolo lituano per mano dei russi. Dittature, stermini di massa, crudeltà cieca sono tematiche oramai passate e ripassate sotto la lente d'ingrandimento e sono oggetto di continuo spunto per la saggistica e la letteratura, tuttavia, partendo dal fatto che è doveroso non dimenticare mai i crimini commessi dall'uomo, è sempre interessante e proficuo affrontare una simile lettura. L'ottimo lavoro di ricerca e di ricostruzione documentaristica infonde alla lettura quella forza che solo un estremo realismo narrativo dei fatti può dare; le condizioni aberranti in cui uomini, donne e bambini furono costretti, sono esposte minuziosamente, tanto da superare i confini spazio-tempo e far piombare il lettore nel gelo delle aride terre siberiane, in mezzo a gente martoriata dalla fame e dalle malattie, dove la prospettiva della morte arriva perfino ad apparire preferibile alla vita. Immagini strazianti e agghiaccianti che fanno un male terribile al cuore e che la mente rifiuta di accettare; ma questa è storia. Orrore su orrore percorre queste pagine, dandoci la misura della follia umana. Si tratta di un romanzo oggettivamente ben scritto, la cui peculiarità è data da una suddivisione in capitoli brevissimi che, dettando un ritmo serrato e rapido di lettura, fanno sì che il pubblico rimanga partecipe fino all'ultima riga, scosso da una commozione che strada facendo assume i connotati della indignazione e del ribrezzo. L'unica nota dolente riscontrabile è una potenza narrativa alquanto acerba, complice uno stile linguistico a tratti troppo asciutto; sicuramente non ne viene compromesso il valore del lavoro, poiché la durezza delle immagini riesce a parlare da sé, tuttavia è lecito chiedersi come un abile narratore avrebbe dato voce a questi protagonisti.
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